Il governo Italiano il 29 Novembre 2012 alle Nazioni Unite aveva votato sì al riconoscimento dello Stato di Palestina sui confini del 67 con Gerusalemme est sua capitale. Il parlamento italiano il 27 febbraio questo avrebbe dovuto fare un atto di coerenza e di giustizia da lungo tempo dovuto.

Il voto di maggioranza del Parlamento, è invece un’onta al diritto internazionale e all’autodeterminazione di un popolo che dal 1967, vive sotto occupazione militare, senza libertà e vede crescere, in quello che dovrebbe essere lo Stato di Palestina, la presenza di coloni violenti e fanatici (erano 150mila prima dell’accordo di Oslo, oggi sono più d 600mila) che si appropriano di ogni loro risorsa, dalla terra all’acqua, e sono nell’esercito, nei tribunali militari, nel governo. Un governo che programma sempre nuove colonie ed espelle più palestinesi possibili dalla valle del Giordano, dalle colline a Sud di Hebron, da Gerusalemme Est per ripopolarli con ebrei che credono quella terra loro per diritto divino.

Un popolo, quello palestinese, che con la formazione unilaterale dello Stato di Israele nel 1948, è stato dispossessato della terra, delle case, più di 700mila profughi, con centinaia di villaggi palestinesi distrutti per cancellarne l’identità e la possibilità del ritorno. Una lunga storia di colonizzazione condotta con lucidità dalla leadership israeliana: la pulizia etnica della Palestina, così la chiama senza infingimenti lo storico israeliano Ilan Pappé.

La mozione firmata da Sel e parlamentari Pd, cosi come quella del M5S, raccoglievano le istanze di una campagna portata avanti da molte forze della società civile, compresi i Segretari generali dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, per il riconoscimento dello Stato di Palestina senza condizionamenti.

Con il voto espresso dal Pd che ha votato anche a favore della mozione di Ncd e Ucd, il nostro Parlamento non ha votato a favore di Israele e della pace ma ha votato a favore della destra nazionalista e dei coloni di Nethanyau, Liebermann e Bennet. Che hanno infatti subito ringraziato!

Il Pd non ha ascoltato le voci di più di mille israeliani (tra loro scrittori come Grossmann, Oz, Yeshua, professori universitari, il premio Sacharov del Parlamento Europeo Nurit Peled, l’ex presidente della Knesset, Avraham Burg, politici, diplomatici e alti ufficiali dell’esercito), che in una lettera ai deputati dell’Europarlamento hanno chiesto e chiedono il riconoscimento dello Stato di Palestina senza condizionamenti, considerando «fallito ogni negoziato bilaterale tra le parti che in più di vent’anni non ha portato alla costituzione di due popoli e due Stati ma alla maggiore colonizzazione della Palestina, per l’asimmetria delle forze in campo: da una parte un paese occupato e dall’altra un paese occupante». È ciò che ha dichiarato Ilan Baruch già ambasciatore israeliano in Sud Africa e mediatore ad Oslo alla conferenza stampa che è stata organizzata da Sel nella sede del Parlamento.

Certo la mozione del Pd ha scritto le sante parole «due Popoli e due Stati», chiedendo al governo di promuovere il riconoscimento dello Stato di Palestina legandolo al ritorno ad un negoziato bilaterale: e qui sta la pavidità e il pilatismo del Pd. Che ha mostrato il ridicolo, la malafede ed anche l’ignoranza dei fatti, quando ha votato anche la mozione Ncd-Udc, dove si rovesciano i termini della questione, e dove si chiede ai palestinesi di riconoscere lo Stato d’Israele.

L’Olp già dal 15 novembre del 1988 nella sua dichiarazione d’indipendenza ha riconosciuto lo Stato d’Israele sui confini del 67, Hamas, partecipando alle elezioni del 2006 ha riconosciuto i confini del 67 e quindi lo Stato d’Israele. Mai invece è esistito il riconoscimento da parte israeliana dello Stato di Palestina, non è accaduto nemmeno ad Oslo dove Israele ha riconosciuto solo l’Olp. Forse il premier israeliano Rabin, se non fosse stato ucciso da un estremista ebreo ci sarebbe arrivato, ma è stato fermato non solo dal suo assassino, ma anche da chi lo aveva incitato all’odio verso Rabin: questa è stata l’accusa della vedova di Rabin, Lea, contro Sharon e Nethanyahu.

È certamente da condannare l’attacco ai civili con i missili tirati su Israele o gli attentati kamikaze (peraltro cessati dal 2005) condotti dal braccio armato di Hamas o da giovani disperati, ma tanto più bisognava chiedere ad Israele di fermare la costruzione delle colonie, di liberare i prigionieri palestinesi in detenzione amministrativa , di non torturare i ragazzi arrestati per tirare pietre, di smettere di demolire case ed evacuare palestinesi,di cessare l’assedio a Gaza. Questi sarebbero stati condizionamenti da porre.

Ma questo mondo sembra andare alla rovescia, al debole vengono chiesti i sacrifici al forte di mantenere il tallone di ferro sulla testa del debole.

Troppo grande è l’ingiustizia, dobbiamo restare attivamente umani per vedere un giorno i palestinesi liberi, non più rinchiusi tra muri e bantustan. E palestinesi ed israeliani vivere in pace, libertà e uguaglianza. Inshallah!