È un ritratto a più voci quello che la Galleria nazionale d’arte moderna dedicherà ad Anne Marie Sauzeau domani, venerdì 27 febbraio: una full immersion, nella Sala del Mito, in un’avventura umana e professionale che riserva ancora molte sorprese. E la polifonia «immaginata» fin nel titolo rispecchia la stessa della protagonista, quel coro di interessi che hanno accompagnato le peregrinazioni intellettuali e affettive della francese Anne Marie fino al loro triste spegnimento, nel 2014.

Nomade nel pensiero, profondamente allergica alle convenzioni sociali, Sauzeau non poteva che incontrare nella sua traiettoria esistenziale uno sdoppiato Alighiero Boetti, metter su famiglia con lui, dedicarsi a compiti impossibili come la misurazione dei fiumi, viaggiare, tornare, ripartire e, infine, allontanarsi per poi riapparire vicino al suo ex marito in veste di attenta storica dell’arte, archivista scrupolosa e testimone di un’epoca vissuta senza sconti.

L’incontro alla Gnam – organizzato da Maria Vittoria Marini Clarelli, Laura Cherubini, Daniela Ferraria, Alessandra Mammì, Massimo Minnini, Elisabetta Rasy, Giorgio Verzotti – può essere visto come una serie di «fermo-immagini» cinematografiche, teatrali e letterarie messe in sequenza. La «trama» narrata è la caleidoscopica produzione di Anne Marie Sauzeau: scrittrice, critica militante, giornalista (raffinata collaboratrice de il manifesto a fine anni ’80 e per tutto il decennio dei ’90 con qualche incursione nel terzo millennio), editrice e, in un periodo breve, anche stilista. Ebbe il coraggio, infatti, di disegnare un’intera collezione «di mini vestitini con zip multicolori che destò scalpore nella conformista Torino della metà degli anni ’60», come ha scritto il figlio Matteo Boetti nel suo libro Don’t tell my mum I’m a cowboy in the morning, uscito per le edizioni Essegi.

Anne Marie Sauzeau ha lavorato sempre «con la presenza di Carla Lonzi alle spalle», conoscendo «quel conflitto speciale che viveva una femminista con un uomo artista», ricercando ed esaltando una identità del fare e dell’immaginare messa tra parentesi dalla Storia.
Ha scritto spesso su artiste – sue le folgoranti intuizioni sui labirinti di Carla Accardi – e ha anche conferito autonomia al pensiero femminile con le Edizioni delle donne, le cui pagine di narrativa venivano illustrate da autrici contemporanee.