«Noi non siamo solo quelli che oggi siamo, ma siamo anche i discendenti di coloro che nella seconda guerra mondiale seminarono devastazione in tutta Europa, tra l’altro anche in Grecia, cosa di cui per lungo tempo abbiamo vergognosamente avuto poca consapevolezza».

Ad affermarlo è il presidente federale tedesco Joachim Gauck in un’intervista sull magazine Suddeutsche Zeitung, nella quale ha affrontato il tema della richiesta di riparazioni del Paese ellenico nei confronti della Germania. Sulla base di quella consapevolezza storica, secondo Gauck è dunque giusto che Berlino «valuti attentamente quali possibilità di risarcimento possano esserci».

Un segnale di attenzione verso Atene che serve a svelenire il clima teso fra i due governi, riconoscendo la legittimità morale della posizione greca. E tuttavia, un gesto che non cambia i termini del confronto, perché Gauck non ha alcun potere di influenzare l’esecutivo di Merkel. E la posizione del governo della cancelliera è chiara e, sembra, irremovibile: il discorso delle riparazioni è chiuso. Il presidente, da par suo, ha in mente gesti simbolici, e probabilmente la creazione di un Istituto per l’elaborazione storico-memoriale dei crimini della Wehrmacht in Grecia. L’unico partito tedesco che appoggia le richieste elleniche è la Linke, che ha individuato in 11 miliardi di euro la cifra che la Germania dovrebbe ad Atene come forma di riparazione.

Sul fronte di Bruxelles, il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker si è detto ieri sicuro del fatto che la Grecia sia «sulla buona strada» e che non uscirà dell’euro. Immancabile corollario: «deve però impegnarsi in una politica finanziaria credibile».