I «ragazzi» del battaglione Aidar, considerato da Amnesty responsabile di crimini di guerra, «non sono certo dei santi ma sono bravi e sono patrioti». Putin, invece, è «una zecca».

Parole di Nadia Savchenko, 35 anni, pilota ucraina condannata a 22 anni di carcere in Russia, al suo ritorno in Ucraina, dove è stata accolta come una vera e propria eroina. A dire il vero sarebbe stato lo stesso presidente Putin a decidere per lo scambio di «prigionieri» con Kiev; una procedura che secondo molti ha evocato il passato della guerra fredda, mentre secondo altri analisti evidenzierebbe un gesto «distensivo» di Mosca nei confronti di Kiev.

Tutto questo nel momento in cui alla corte di arbitrato di Londra l’Ucraina ha dichiarato di non poter assolvere al pagamento del debito di tre miliardi con la Russia, perché «Mosca ha invaso l’Ucraina» dimostrando così di non voler concedere a Kiev la possibilità di ripagare il dovuto. Un’altra situazione di tensione che evidentemente trova molti collegamenti con la vicenda della pilota ucraina.

Il presidente russo ha motivato la scelta di concedere a Nadia il ritorno a casa per «questioni umanitarie» e non pochi si chiedono se in realtà quella del presidente russo non sia una mossa avvelenata per mettere ancora di più in difficoltà Poroshenko, già pericolante e nel mirino della società civile ucraina per lo stato comatoso dell’economia, per la persistenza della corruzione e per il suo coinvolgimento nello scandalo dei Panama Papers.

La «top gun», considerata una specie di mito dagli ucraini, sembra proprio contrapporsi al presidente in carica: non a caso molti dei media internazionali hanno scritto che il gesto di Putin, «pone una spina nel fianco alla presidenza di Poroshenko». Non solo a lui, se è vero che Nadia, eletta al parlamento ucraino, quando era in carcere in Russia, nelle file del partito «Patria» di Tymoshenko, altra donna con un passato da «eroina» in Ucraina, appena scesa dall’aereo è stata accolta proprio dall’ex «regina del gas» che si è mossa per abbracciare la militare.

Quest’ultima, rigida e marziale, ha invece offerto una ben più tiepida stretta di mano alla boss del partito che l’ha portata alla Rada di Kiev, rifiutando il mazzo di fiori offerto appena scesa dall’aereo. Si dice che Nadia potrebbe uscire dal partito di Tymoshenko creandone uno tutto suo, composto dai suoi amici «patrioti», ovvero quello che rimane della destra più estrema che dopo un primo momento di vera rivolta popolare, ha saputo mettere mani ed elmetti sulla Maidan.

Nadia – del resto – si comporta come la tipica «badass», direbbero gli americani. Una «tipa tosta», prima donna impegnata tra i soldati ucraini in Iraq, è andata nel Donbass come volontaria, «lavorando» insieme al battaglione Ajdar, uno dei più ambigui e nazionalisti, con membri dichiaratamente nazisti.

È stata poi arrestata dai filo russi e consegnata a Mosca, che l’ha accusata di aver attraversato illegalmente il confine e di essere la responsabile della morte di due giornalisti. Il tribunale russo l’ha condannata a 22 anni di carcere.

Durante il processo Nadia ha mostrato il dito medio ai giudici, ha fatto uno sciopero della fame, ha cantato l’inno ucraino durante la sentenza. Ha fatto di tutto per smuovere i sentimenti più profondi dei nazionalisti ucraini: quelli anti russi. Tutta la comunità internazionale, nonostante il suo nazionalismo pericolosamente confinante con il neo fascismo, si è impegnata per una sua liberazione. Stati uniti, Germania, Mogherini, tutti hanno chiesto il suo rilascio.

Tanto che Nadia una volta liberata ha ringraziato «la comunità internazionale» e ha speso parole «pacifiche», benché si sia detta disposta a tornare a combattere per la sua «Patria» e ha dichiarato che – se mai il popolo ucraino lo volesse – potrebbe anche diventare la futura presidente.

Per Poroshenko che le ha consegnato la Stella d’oro di Eroe nazionale neanche una parola di ringraziamento. Non a caso dopo il proclama pseudo elettorale di Nadia, è sceso il gelo sulla scena politica ucraina. Avrebbero quindi ragione quelli che hanno visto nella mossa di Putin un modo per mettere in difficoltà il «re del cioccolato».

Lo scambio di Nadia, infatti, è avvenuto con Yevgeny Yerofeyev e Alexander Alexandrov due russi catturati dagli ucraini e condannati a 14 anni. Secondo Kiev sarebbero membri dei servizi segreti russi, a giustificare un impegno di Mosca nel Donbass, secondo la Russia invece sarebbero due normali cittadini.

Ci sono state dunque speculazioni al riguardo, chiedendosi come mai Putin abbia scambiato un personaggio del calibro di Nadia con due persone decisamente meno note e rilevanti. L’arrivo di Nadia a Kiev e la detonazione politica che potrebbe seguire, sembrerebbero confermare le intuizioni, forse, del presidente russo.

Da un lato ci sarebbe il tentativo di garantirsi la possibilità di una pace capace di reggere, grazie al «gesto» di fare tornare la «top gun» ucraina a casa, dall’altro quello di insidiare la presidenza Poroshenko, facendo rimanere l’Ucraina nel caos politico, mentre perdura quello economico. Lo scambio dei prigionieri è avvenuto nel momento in cui si sono anche scoperte le «liste nere» dei giornalisti occidentali e russi approntate da Kiev, a conferma della tendenza fascistoide del governo ucraino uscito dopo la Maidan.