Il “bonus Marchionne” riaccende gli scontri sul lavoro. L’idea dell’amministratore delegato di Fca di ancorare d’ora in poi gli aumenti salariali all’andamento dell’azienda conquista – come era piuttosto prevedibile – Federmeccanica e Confindustria, ma non piace alla Fiom. E la bocciatura di Maurizio Landini approfondisce il solco con gli altri sindacati, quelli del “sì”, con cui i metalmeccanici della Cgil stavano tentando di concordare una piattaforma unitaria. E anzi ieri, già all’indomani dell’uscita di Marchionne, Fim, Uilm e Fismic hanno firmato un primo protocollo di intesa con la Fca per dare l’ok al ovo sistema retributivo.

L’annuncio di Marchionne «cancella il ruolo del sindacato riducendolo a spettatore notarile» e «finge una partecipazione dei lavoratori ai destini aziendali su cui invece non hanno alcuna possibilità di parola», dice il segretario Fiom Landini. Il salario dei lavoratori di Fca «sarà completamente variabile» e ogni variazione sarà decisa «unilateralmente dall’azienda sulla base di parametri che non si conoscono se non per titoli molto generici».

Landini ricorda che «la Fiom non è stata invitata all’ultimo incontro al Lingotto, nonostante la richiesta avanzata da tempo di un confronto sulle questioni normative e salariali». «A oggi – aggiunge – i lavoratori Fca e Cnh hanno una paga base inferiore ai lavoratori cui si applica il contratto Federmeccanica: un operaio di terzo livello Fca-Cnh guadagna mediamente 750 euro lordi annui di meno di un suo pari livello di un’altra fabbrica metalmeccanica. La vera novità dell’annuncio è che questo divario non sarà più colmato e lo stipendio base fissato nel 2011 dal contratto specifico Fiat non sarà più aumentato. Ogni variazione sarà decisa dall’azienda sulla base di parametri decisi dalla stessa Fca-Cnh».

«Di fatto – conclude Landini – siamo a conclusione di un percorso che cancella il contratto nazionale: c’era il contratto nazionale e la contrattazione aziendale, con questo sistema ci sarà un solo livello. E tutto questo al di fuori e contro l’accordo Confindustria e sindacati che confermava i due livelli contrattuali: in questo caso Fim e Uilm firmando e accettando questo sistema legittimano le aziende che vogliono uscire dal contratto nazionale».

Bocciatura anche da Susanna Camusso (Cgil): «Mi sembra che si sia costruita una grande notizia sul nulla, siamo di fronte a un’ipotesi che è molto simile ai tanti premi di risultato che contrattiamo in tante aziende con la differenza che Fca tende a pensare a un sistema unilaterale e non a un sistema di contrattazione».

Da Fim e Uilm è un diluvio di attacchi a Landini, criticato perché «non si arrende alla realtà» e «va troppo in tv». I due sindacati spiegano, nel merito, che la paga base però non sparirà: «La parte fissa (salario base) è parte integrante della struttura contrattuale che sarà oggetto del negoziato. È pertanto falso che il salario base e la paga oraria da esso derivante, e con esso gli istituti differiti verranno congelati a vita», sostiene Marco Bentivogli della Fim.

Il nuovo sistema adottato dalla Fca e sottoscritto dai sindacati del sì «è un esempio da guardare con molta attenzione», commenta Fabio Storchi, presidente di Federmeccanica. «Basta salario distribuito a pioggia, torni a essere variabile dipendente». Secondo Storchi «bisogna riportare il salario a variabile dipendente come già Lama riconobbe nel ’78».

Federmeccanica, da cui Fiat è uscita nel 2011, guarda all’iniziativa di Marchionne «con grande favore». Il modello Fca, però «non è esportabile» in Federmeccanica, aggiunge Storchi: «Noi rappresentiamo anche migliaia e migliaia di piccole e medie imprese e non potremmo mai applicarlo. Possiamo però assolutamente seguire l’impostazione di legare il salario ai risultati sia nel primo che nel secondo livello».

«La via italiana alla partecipazione è innanzitutto nei premi di risultato», commenta Stefano Dolcetta, vicepresidente di Confindustria. Promuovendo il modello Fiat, Dolcetta avanza la sua proposta ai sindacati: «Le imprese che già hanno la contrattazione aziendale, proprio come vuole fare Fca, negozieranno solo incrementi retributivi effettivamente collegati ai risultati aziendali, mentre le imprese che non hanno la contrattazione aziendale avranno gli aumenti fissati dai contratti nazionali che potranno prevedere, peraltro, anche l’applicazione di schemi o modelli retributivi che abbiano un collegamento con i risultati aziendali».