Grande festa, ieri, per le destre in Argentina: dopo l’approvazione del Parlamento, con una maggioranza di 54 voti (inclusi 23 del Frente para la Victoria -Pj), contro 16, il Senato ha autorizzato il pagamento di 12.500 milioni di dollari ai fondi avvoltoio, entro il 14 aprile, con scadenza a cinque, dieci e trent’anni.
Inoltre, si cancellano le leggi chiamate Cerrojo e Pago Soberano, con le quali il kirchnerismo ha provato a proteggere il paese da un nuovo indebitamento estero come quello che lo ha portato al default del 2001. Viene anche prorogata la facoltà dei tribunali newyorchesi di dirimere futuri conflitti del genere, e si dà carattere permanente alla Commissione deputata a seguire il pagamento del debito. Vittoria, quindi, su tutta la linea per quei fondi speculativi (il 6,7%) che non hanno accettato di negoziare il debito con i governi Kirchner e che si sono rivolti ai tribunali per pretendere l’intera somma più gli interessi.
Una piccola ma agguerrita minoranza, capitanata dal supermiliardario Paul Singer, titolare del Fondo Elliott, abituata a far man bassa di titoli ridotti a carta straccia dopo grandi fallimenti come quello argentino e poi a ottenere grossi guadagni attraverso i tribunali. Singer ha trovato ascolto presso il giudice Usa Thomas Griesa. Ora il miliardario Mauricio Macri – che aveva fatto del pagamento ai buitres una delle principali promesse elettorali, rinnovata durante la recente visita di Obama – mantiene la parola.
Per pagare i fondi avvoltoio, il governo dovrà fortemente indebitarsi per ottenere i dollari, che verranno versati direttamente ai fondi avvoltoio, ai quali è stato anche riconosciuto il pagamento delle spese legali (oltre 200 milioni di dollari). La sentenza di Griesa ha riconosciuto a Singer e soci il pagamento di 9200 milioni di dollari. I negoziatori del governo si sono accordati per pagare il 25% più le spese. Anche così, gli avvoltoi moltiplicheranno il guadagno iniziale del 3,5%. Al resto dei creditori che non figura nella sentenza del giudice newyorchese, il ministero delle Finanze propone un diverso accordo che consentirà loro guadagni dell’1,5 in più rispetto all’origine. Fra questi vi sono i cosiddetti “bonisti italiani” che hanno firmato un pre-accordo lo scorso febbraio per ricevere un pagamento di 1.440 milioni di dollari.
Un altro gruppo di avvoltoi non ha però ancora espresso una posizione, ed esiste la possibilità che anche i fondi che hanno ristrutturato il debito possano rivolgersi ai tribunali. Il 13 di aprile, un tribunale d’appello di New York dovrà decidere se togliere il blocco ai pagamenti già decisi dal governo Kirchner ai fondi collaborativi e congelati da Griesa. Se la sentenza sarà negativa, la legge votata dal senato potrebbe restare inattiva. E mentre la sinistra avverte sul pericoloso precedente aperto dalla decisione nei confronti di altri paesi a rischio di fallimento, i ministri macristi la presentano come una “grande occasione per recuperare gli investimenti in infrastruttura che non si sono fatti negli ultimi 15 anni”. Una nuova tornata di indebitamento estero che riporta l’Argentina nella logica del sistema finanziario internazionale.
Licenziamenti di massa e stratosferici aumenti delle tariffe di luce e gas e dei servizi pubblici indicano chi dovrà sostenerne i costi. E diverse organizzazioni sindacali hanno denunciato Macri all’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil). Intanto, fra le proteste di tutta l’America latina progressista, Macri ha deciso di cacciare dal paese Telesur, l’emittente latinoamericana a capitale pubblico fondata in Venezuela da Chavez nel 2005 con il motto “il nostro Nord è il Sud”.
Al senato, Macri ha anche promesso di promuovere una “legge del pentimento”, sul modello di quella italiana e di quella brasiliana che consente l’impunità in cambio di collaborazione fattiva con la magistratura. In Argentina, il giudice Claudio Bonadio intende creare un’apposita figura penale per allettare eventuali testimoni contro l’ex presidente Cristina Kirchner e la sua cerchia. Cristina è convocata in tribunale per il 13 aprile per presunti interessi privati in atti pubblici.
“Se ti mandano in carcere, le Madres verranno con te, e saremo milioni ad accompagnarti”, ha dichiarato pubblicamente Hebe de Bonafini, storica madre di Plaza de Mayo.
Intanto, l’America latina si mobilita per denunciare l’uso politico della magistratura e la “dittatura giudiziaria” al fine di favorire colpi di stato mascherati con la complicità dei grandi media. Ieri, in Brasile, si è svolta una grande manifestazione popolare per ricordare il colpo di stato militare del 31 marzo 1964. Il governo Rousseff è sempre più a rischio dopo la defezione del Partito del movimento democratico brasiliano (Pmdb), l’alleato poco raccomandabile che sostiene il Partito dei lavoratori nella coalizione. Seppur con qualche eccezione, il Pmdb – che controlla sei ministeri e la vicepresidenza – ha deciso di ritirare il suo appoggio e ora Rousseff cerca altri alleati.
In caso di impeachment, la presidente verrebbe sostituita dal suo vice Michel Temer, uno dei leader del Pmdb, che tirerebbe un tratto di penna sui progetti sociali. E Rousseff, che avrebbe dovuto partecipare al vertice internazionale sul nucleare, ha annullato il viaggio, per non lasciare la sedia a lui.