Antonio Ledezma andrà agli arresti domiciliari. Per ora, l’ex sindaco della Gran Caracas – che il 7 aprile è stato accusato di cospirazione e associazione sovversiva – si trova all’ospedale per essere operato di un’ernia. Poi verrà tradotto a casa sua. E’ stata la stessa Procura generale a chiedere gli arresti domiciliare dopo il parere dei sanitari, in base a un articolo del Codice penale. Ledezma – un oppositore di lungo corso già coinvolto nel golpe contro Hugo Chavez nel 2002 -, è stato arrestato il 19 febbraio dagli uomini del Servizio segreto (Sebin) nell’ambito dell’inchiesta su un colpo di stato militare, sventato. Il 12 febbraio, il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, ha denunciato un piano destabilizzante ordito dall’estrema destra, articolato in diverse tappe, e appoggiato dagli Stati uniti. Un’inchiesta legata al precedente arresto di un gruppo di estrema destra (Javu), capitanato da Lorent Saleh. Un volto noto dei raduni nazisti internazionali, in prima fila nelle proteste violente dell’anno scorso, che hanno provocato 43 morti e oltre 800 feriti.

A febbraio dell’anno scorso, alcuni leader dell’opposizione oltranzista legata agli Usa – Maria Corina Machado, Leopoldo Lopez, Julio Borges e Antonio Ledezma – hanno lanciato la campagna «la salida», per cacciare con la forza Maduro dal governo. Ma – secondo un altro filone dell’inchiesta – in quello stesso periodo, Borges e Ledezma avrebbero tramato per far fuori Lopez: per provocare altre violenze e per liberarsi di un contendente troppo in vista. Lopez – un altro ex golpista, poi amnistiato da Chavez – è anch’egli in carcere, sotto processo per le violenze dell’anno scorso. Per la sua liberazione, per quella di Ledezma e di altri due sindaci coinvolti nelle devastazioni dell’anno scorso, si sono mobilitate le destre europee e latinoamericane: 31 ex presidenti hanno presentato un appello a Obama (autore di un decreto esecutivo per sanzionare il Venezuela), durante il VI Vertice delle Americhe, a Panama. Alcuni di loro hanno tentato di entrare in carcere senza permesso, e hanno promesso di rifarlo. La concessione degli arresti domiciliari a Ledezma toglie ora qualche freccia alla campagna internazionale che, dalla Spagna alla Colombia, insiste a dipingere il governo socialista di Maduro come «un regime dittatoriale che viola i diritti umani».

Intanto, chavismo e opposizione si preparano alle primarie da cui usciranno i candidati per le prossime parlamentari. Forse Lopez sarà candidato, nonostante sia inabilitato alle funzioni pubbliche. Per il chavismo si è iscritto oltre il 60% di donne (la quota prevede parità di genere e forte presenza di giovani). Il campo oppositore è invece squassato dalle dispute per aver blindato senza primarie alcuni collegi importanti. Anche nel chavismo vi sono sommovimenti politici nelle aree più radicali. Maduro ha dovuto ribadire che i domiciliari a Ledezma non significano «impunità» per le destre. L’alleanza Redes, capitanata dall’ex sindaco di Caracas, Juan Barreto («autonomo» e movimentista), ieri ha organizzato una manifestazione antimperialista. Scalpita anche l’area di Marea socialista, ma entrambe si mantengono comunque sempre nello schieramento socialista.

Ieri, il paese ha festeggiato i 16 anni dall’approvazione del referendum per indire l’Assemblea costituente, che ottenne l’87,75% dei consensi. Un voto che consentì a Chavez di inaugurare la stagione delle riforme sociali e delle nazionalizzazioni. E in questi giorni è stato ultimato un altro segmento del villaggio di case popolari, gratuite e arredate, ma in forma di palafitte, per le comunità indigene che vivono così nel Delta Amacuro.