La comunicazione visiva è forse tra tutti i sistemi espressivi quello che più intercetta i codici formali di un’epoca e li sintetizza creando nuovi stili. La cultura visiva giapponese, ben prima dell’avvento dell’età contemporanea, si è caratterizzata per una grande attenzione al dettaglio e una meticolosa osservazione della natura, oltre che per un uso sapiente ed elevatissimo della pittura, della calligrafia, della lacca e della stampa.

 

 

 

Se a tutto questo  questo aggiungiamo il fatto che in Giappone la contaminazione culturale si integra perfettamente con l’identità specifica del luogo, grazie a un’attitudine ispirata a curiosità e flessibilità mentale, ecco spiegato perché la grafica giapponese è fonte di ispirazione e di interesse per tutti. La nuova edizione del Mois du Graphisme (fino al 29 gennaio 2017), rassegna nata nel 1989 a cura di Diego Zaccaria e che negli anni si è caratterizzata per il suo sguardo internazionale che ha portato il fedele pubblico a scoprire, approfondire e apprezzare progetti provenienti letteralmente da ogni parte del mondo, ha raccolto questo spirito ed è interamente focalizzata sul Paese del Sol Levante. Propone un panorama completo e analitico, articolato in cinque mostre e con un catalogo riassuntivo di oltre 500 pagine (Made in Japan, Éditions du Limonaire, 2016). La principale esposizione I love Japan. Graphisme & modernité è allestita negli spazi appena inaugurati del nuovo Centre du Graphisme e presenta opere di circa trenta grafici contemporanei (manifesti, libri, riviste, identità visive, packaging) realizzate per brand importanti e grandi istituzioni pubbliche.
In Giappone la grafica è una professione consolidata, sviluppatasi sin dagli anni trenta, e che da sempre rispecchia i cambiamenti sia in ambito tecnologico che culturale, declinandosi nelle pieghe di una società molto vivace e attenta al nuovo.

 

 

 

Lo si nota anche nelle campagne di comunicazione e nei manifesti politici, di cui il Giappone vanta una lunga tradizione e la retrospettiva sui manifesti per Hiroshima inserita all’interno della mostra ne dà la portata.
Il Mois du Graphisme ha sempre avuto una grande attenzione verso il manifesto come mezzo di espressione ideale, e Japon: les grands maîtres de l’affiche (al Musée Géo-Charles) presenta i lavori della generazione nata tra le due guerre che conta autori come, per citarne alcuni, Ikko Tanaka (sua l’identità dei Giochi olimpici di Tokyo 1964), Shigeo Fukuda, Kasumaza Nagai.

 

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Non si può dire che alcune opere non risentano del loro tempo – come i manifesti di U.G. Sato che rispecchiano quello che è stato il momento d’oro del manifesto politico e sociale europeo, o quelli di Shigeo Fukuda degli anni settanta che appaiono, nelle tecniche utilizzate, nelle scelte cromatiche, espressione efficace della radicalità di quel periodo. Ma ciò che emerge con forza è quanto ogni singolo autore abbia cercato di spingersi oltre: si veda la ricerca sui colori di Mitsuo Katsui o la visionarietà e ricchezza di particolari nelle illustrazioni di Kazumasa Nagai (cui è dedicata anche una retrospettiva, Life de Kazumasa Nagai, al Musée Dauphinois di Grenoble).

 

 

 

Per quanto riguarda l’editoria, Magazines in Tokyo presso Les Moulins de Villancourt di Échirolles presenta sia una selezione delle riviste pubblicate oggi, che una mostra specifica su Idea, la più importante rivista di grafica del Giappone, con una selezione di cinquanta copertine dal 1953 a oggi: ognuna era commissionata ad autori diversi, provenienti da tutto il mondo, secondo il caporedattore Kiyonogo Muroga un modo per rinfrescare la proposta, cambiare prospettiva. Per i visitatori uno spaccato storico di sessant’anni di grafica.A completamento della rassegna il lavoro degli studenti di molte scuole di arte, design e comunicazione visiva del mondo – non l’Italia – è esposto a La Rampe di Échirolles: manifesti e animazioni dedicati, ovviamente, al Giappone.