Come e meglio del 1991, quando il Veneto “bianco” si rivelò la capitale dell’Italia che si ribellava a Craxi. Ieri l’intero Nord Est è tornato in massa alle urne per bocciare la Costituzione formato Renzi: affluenza da record nazionale fra Veneto (76,7%), Friuli (72,5%) e Trentino (72,3%). Di fatto, un decisivo serbatoio di No che in particolare segnala la mobilitazione della sinistra alternativa, sociale, diffusa non soltanto nelle città-chiave.

Il Pd incassa una nuova, clamorosa sconfitta. E non è un caso se il partito nel Veneto è da oltre un anno vittima delle faide incrociate che nemmeno il commissario Lorenzo Guerini può fermare. In Friuli va perfino peggio: Debora Serracchiani è già sul banco degli imputati per la sequenza di tonfi senza appello collezionati fra Trieste, Pordenone, Monfalcone. Perfino le Comunali 2017 a Trento si prospettano tutt’altro che scontate, proprio alla luce del verdetto di ieri.

È un’ondata senza precedenti, soprattutto se confrontata con il boom delle Europee 2014. Il No di fatto stravince in tutte le province del quadrante Nord Est, con una sola eccezione. A Bolzano, provincia autonoma che guarda al Tirolo austriaco, in 76 sezioni su 487 il Sì prevale con il 62,4%. Una vittoria per altro più della Svp (che guarda a Vienna più che a Roma) che del Pd renziano. Tanto più che in città durante la notte è testa a testa: in 25 sezioni su 80 il vantaggio è ridotto a soli 253 voti…

In Veneto il referendum si dimostra, in sostanza, omogeneo. A Venezia (nonostante la conversione del sindaco fucsia Luigi Brugnaro) in 56 sezioni su 256 il No viaggia al 61%. E i Comitati del No segnalano che ai seggi si è rivista gente che aveva disertato nelle Comunali 2015, mentre nei sestrieri e in terraferma lo scrutinio viene seguito con un occhio alle conseguenze inevitabili per la maggioranza di Ca’ Farsetti. Cocente anche la batosta per il sindaco diversamente “civico” Achille Variati: in 57 sezioni su 112 a Vicenza trionfa ad alta velocità il No con 56,1%. Il vecchio sistema di Banca Popolare, Diocesi e Pd non è più in grado di incantare risparmiatori, fedeli e militanti.

A Padova si registra l’affluenza record nazionale con la provincia che sfiora il 79% di partecipazione. I numeri sono fondamentali in vista delle Comunali anticipate di primavera. Sulla carta, i “governativi” (Pd, Fi, Ncd, tosiani e civica di destra) accarezzano l’idea di una santa alleanza contro Massimo Bitonci, primo sindaco leghista della città defenestrato da una congiura di palazzo. Ma in 80 sezioni su 206 il Sì arriva a malapena al 46%. E alle urne si sono rivisti 4.700 padovani in più rispetto alle amministrative di due anni fa. Nella provincia di Verona (126 sezioni su 859) il No contabilizza 61,8% che fa felice la Liga veneta Doc in vista del cambio della guardia nel capoluogo dopo dieci anni del sussidiario Flavio Tosi. A Treviso città (64 sezioni su 77) un’altra brutta notizia per il Pd che governa con l’avvocato-boy scout Giovanni Manildo: 55% di contrari alla Costituzione formato Renzi.

Referendum nel referendum in Friuli, dove “balla” da mesi Serracchiani. Da Udine (41 sezioni su 98) piomba un nuovo verdetto senza appello per il Pd: con il 53,8% dei voti anche l’ultima città-chiave della regione volta le spalle alla vice segretaria nazionale. Il bollettino di guerra è spietato. Gorizia (17 sezioni su 37) regala il 61,1% al No; Trieste (226 sezioni su 238) aggiunge il 63,7% che rafforza la maggioranza di centrodestra che ha vinto a primavera; Pordenone (32 su 52) si ferma al 53,9%. Infine Monfalcone, che dopo 70 anni di ininterrotte amministrazioni “rosse” si ritrova da un mese con la sindaca leghista Anna Cisnit. Con 21 sezioni su 36 il No conquista un sonoro 61,3%: questa volta c’è tanta sinistra che reagisce nei confronti della fallimentare linea renziana.