La strada per la cessione degli asset industriali del gruppo Ilva sarà lunga. Ma, a differenza di quanto accaduto in passato, adesso c’è un bando europeo che detta tempi e modalità con cui operare. Il che, da un certo punto di vista, rende più semplice la conoscenza degli eventi e le ipotesi su quel che sarà.

Dei 29 soggetti che hanno manifestato interesse per l’intero gruppo o per singole società (sono 7 le controllate dell’Ilva), sono 19 quelli ammessi dai tre commissari alla fase della due diligence, mentre ad altri 4 è stato chiesto un supplemento di documentazione. Dopo questa prima fase, si passerà ora a un secondo step che prevede l’accesso alla data room del gruppo (la lettura di bilanci e documenti) e la management presentation, ovvero la presentazione dei diversi complessi aziendali. Questa seconda fase, che sarà completata entro marzo, sarà organizzata con la consulenza del gruppo Rothschild, advisor di Ilva. Dopo di ciò, i gruppi interessati avranno un paio di settimane per presentare le offerte vincolanti che saranno valutate dai commissari entro metà aprile. In questa fase, senz’altro la più importante, gli stessi commissari potranno suggerire e favorire la creazione di una cordata.

Il bando redatto dagli stessi prevede infatti la possibilità di «costituire cordate, anche unendosi a soggetti che non abbiano manifestato interesse nella prima fase». Ed è lì che si decideranno i giochi e la possibilità, più che concreta, di costituire la cordata italiana che rileverà il gruppo e a cui il governo sta lavorando dalla scorsa estate. Entro il 30 giugno poi, ci sarà l’aggiudicatario del bando; mentre entro i prossimi 4 anni sarà completata la cessione definitiva di tutti gli asset industriali del gruppo.

Venendo ai nomi dei 29 soggetti, sono 17 i gruppi italiani e 12 quelli stranieri. Ci sono, come previsto, il gruppo Eusider guidato da Eufrasio Anghileri, Finarvedi e Acciaieria Arvedi storico gruppo italiano di Cremona; il gruppo Marcegaglia Carbon Steel, guidato da Antonio Marcegaglia, presidente e ad del gruppo di famiglia che detiene al 50% con la sorella Emma, e la bresciana Tecnotubi, che ha manifestato interesse solo per il tubificio di Racconigi, azienda appartenente al gruppo Amenduni guidato da Michele Amenduni, cugino dei più noti Amanduni-Greseli che detenevano una quota del 10% delle azioni dell’Ilva prima del commissariamento del 2013 (e che per questo hanno recentemente chiesto alla Presidenza del consiglio un indennizzo di 300 milioni di euro).

Poi c’è la Lucchini RS, storico gruppo lombardo, dove uno dei due vice presidenti è Erder Mingoli, l’ingegnere a cui il primo commissario Ilva, Enrico Bondi, nel luglio del 2013 conferì la direzione del dipartimento che avrebbe gestito i lavori del piano ambientale all’interno dello stabilimento di Taranto. Altri gruppi minori italiani le Fonderie Mora Gavardo spa, la DHI Holding Industriale, la Fonderia Boccacci spa, CAR Segnaletica Stradale srl, Euroflex, FASER spa, la Pan Atlantic Shipping Co e il consorzio di imprese marittime tarantine Ionian Shipping Consortium.

Nei gruppi esteri invece, interessante la presenza della Vesuvius Italia, controllata italiana del colosso inglese Vesuvius, leader mondiale nel settore dei materiali refrattari e già cliente dell’Ilva. C’è il gruppo brasiliano Csn Steel, lo scorso anno si era ipotizzata una partnership con Arvedi, il più grande produttore di acciaio integrato in Brasile, tra i più grandi del Sud America; il noto gruppo franco-lussemburghese-indiano ArcelorMittal; il fondo americano Erp Compliant Fuel controllato dall’ente no profit Virginia Conservation Legacy Found: una presenza non da poco, visto che nello statuto è presente l’obiettivo di ridurre l’inquinamento da Co2.; la Magnesita Refractories GmbH, gruppo brasiliano che opera nel settore minerario, e la polacca Zaklady Magnezytowe ROPCZYCE SA.

Ad altri 4 gruppi è stata chiesta un’integrazione della documentazione, tra cui alla svizzera Trasteel, che nei giorni scorsi era uscita allo scoperto dichiarandosi pronta a far parte della partita.

In primavera, poi, si giocherà la vera partita per decidere il futuro del più grande siderurgico d’Europa.