E anche quest’anno è andata così: gli imprenditori continuano a dichiarare redditi personali inferiori a quelli dei dipendenti, ben 3 mila euro in meno. Le dichiarazioni al fisco sono quelle del 2013, la cui elaborazione è stata resa nota ieri dal ministero dell’Economia. Tra le novità, registrato un pesante “effetto Fornero” con ben 168 mila pensionati in meno rispetto al 2012. Infine, sono arrivati i dati dell’Istat sui conti pubblici: il rapporto deficit/Pil si è attestato nel 2014 al massimo consentito dalla Ue, ovvero al 3%, mentre la pressione fiscale resta ai livelli massimi, ovvero al 43,5%, registrando un incremento dello 0,1%.

Ed ecco i numeri. Nel 2014 sono stati dichiarati (redditi 2013) 811 miliardi di euro, per un valore medio di 20.070 euro. I redditi da lavoro dipendente e da pensione superano l’82% del complessivo dichiarato, in particolare il reddito da pensione supera per la prima volta il 30% del totale. I lavoratori autonomi hanno il reddito medio più elevato, pari a 35.660 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori (titolari di ditte individuali) è pari a 17.650 euro. Quello dei lavoratori dipendenti è pari a 20.600 euro, mentre i pensionati si assestano su 16.280 euro e i partecipazione in società di persone ed assimilate stanno a 15.670 euro.

Resta molto alta l’evasione, stimata sui 200 miliardi di euro. Il numero totale dei contribuenti è calato di 425 mila unità, pari al -1% rispetto al 2012. Il calo ha riguardato i lavoratori dipendenti (-334.000), specialmente quelli a basso reddito e gli individui nelle due classi di età più giovani (fino a 24 anni e 25-44 anni), riflettendo gli andamenti congiunturali del mercato del lavoro. Si è assistito anche a un decremento del numero dei soggetti che dichiarano reddito d’impresa (-60 mila) e si sono fatti sentire anche gli effetti della riforma Fornero nella contrazione del numero dei contribuenti che dichiarano reddito da pensione (-168 mila).

La quota maggiore delle tasse si addensa nella classe media, anche perché è numericamente più sostanziosa: la maggior quota di Irpef la pagano i contribuenti sotto i 50 mila euro di reddito: ben il 64%, con un 49% concentrato tra i 15 mila e i 50 mila e un 5% sotto i 15 mila euro. E i ricchi sarebbero pochi, almeno guardando quanto dichiarato: il 46% degli italiani denuncia al fisco redditi sotto i 15 mila euro lordi e i “Paperoni” con oltre i 300 mila euro di reddito sono appena 30.000 (lo 0,07%).

Tra gli aumenti di imposte che tutti hanno sicuramente percepito, ci sono le addizionali locali: la regionale Irpef ammonta nel 2013 a circa 11,2 miliardi (+1,5% rispetto al 2012).

L’addizionale regionale media risulta pari a 370 euro (era 360 euro nel 2012), e quella più alta si registra nel Lazio (470 euro). Quanto all’addizionale comunale, ammonta invece a 4,4 miliardi totali (+8,9% sul 2012, anno in cui si era già registrato un aumento del 20% rispetto al 2011), con un importo medio pari a 170 euro (era 160 euro nel 2012): anche in questo caso il top è nel Lazio (220 euro).

Andando più a fondo ai dati Istat, che ieri come detto hanno evidenziato lo sfondamento della soglia massima nel rapporto deficit /Pil (al 3%, ma Matteo Renzi aveva sempre assicurato che si sarebbe arrivati massimo al 2,9%), nel 2014 si è registrata una crescita delle entrate dello 0,6%, cui ha fatto da contraltare una spesa maggiore dello 0,8% e una pressione fiscale al 43,5%: lo 0,1% in più rispetto al 2013.

Situazione dei conti che resta difficile anche per una crescita stentata: nel Def, la settimana prossima, il governo dovrebbe inserire la previsione di un +0,7% per quest’anno, e ieri l’agenzia S&P dichiarava che «la crescita italiana continua a deludere». Ma il Pd ha protestato, attraverso un tweet di Filippo Taddei, contestando il fatto che l’Istat avrebbe calcolato il bonus di 80 euro come maggiori spese a carico dello Stato e non come tasse in meno: «Nel 2014 tasse più basse di 2012 e 2013», ha detto il responsabile economico Pd.