Più di centomila famigliesenza corrente in circa 120 comuni dell’Abruzzo, messo in ginocchio dalle perturbazioni che dall’inizio dell’anno stanno martoriando la regione. Stretto nella morsa del freddo. Neve, tanta, tantissima, dai monti alle aree costiere, fino a due metri e mezzo. Temperature glaciali, fino a -21 nell’Aquilano. Laghi ghiacciati. Paesini isolati, dove vivono per lo più anziani, ridotti senza corrente, senza riscaldamento, senz’acqua, talvolta raggiungibili solo con gli elicotteri dei vigili del fuoco e con le staffette dei carabinieri, per portar loro viveri e medicinali.

In migliaia bloccati nelle case, dietro muri bianchi di neve. Stalle crollate: è successo proprio ieri, a Penne (Pescara), con bestiame morto sotto i detriti. Tetti sfondati ovunque e smottamenti. Scuole ed uffici pubblici chiusi, su ordinanze dei sindaci. Autostrade e statali a tratti off limits (sia l’A14 che l’A24 e A25), su decisione dei prefetti. Trasporto pubblico in panne: autobus fermi su quasi tutte le tratte e treni cancellati. È esondato il fiume Pescara, come pure il Saline, con allagamenti e danni ingenti. La Protezione civile nella massima allerta; chiesto, in alcune zone, come nel Teramano, l’ausilio dell’Esercito, per le attività di pronto intervento. Black out elettrici che vanno avanti da giorni, ad intermittenza: le varie ondate di gelo hanno portato caos e una grave emergenza.

L’ultimo bollettino di ieri parlava di «circa 60 mila clienti disalimentati in 40 comuni della provincia di Teramo; 13 mila in 32 centri della provincia di Pescara e di 27 mila clienti in 50 comuni della provincia di Chieti». Centinaia i tralicci, malconci e fatiscenti, franati, accasciati, piegati su se stessi nelle campagne o sull’autostrada, cavi tranciati, gettati a terra dagli alberi che si sono spezzati. Decine di migliaia i guasti che continuano ad essere quotidianamente segnalati, tra mille difficoltà dai cittadini che fanno fatica a farsi ascoltare. In tilt la rete dell’alta tensione di Terna e la rete di media tensione di E-Distribuzione, che fa parte di Enel. Società finite tutte sott’accusa. «Purtroppo – afferma l’assessore regionale alla Protezione civile, Mario Mazzocca – proviamo una fortissima sensazione di deja vù, una spiacevole reviviscenza di alcuni momenti vissuti nel marzo del 2015, allorquando nei tre giorni di piena emergenza meteo, furono 120 mila le utenze Enel, dislocate in oltre 200 comuni, che subirono interruzioni dell’erogazione di energia elettrica anche per più di 24 ore (nel 30% dei casi l’interruzione del servizio perdurò diversi giorni). In questa situazione – aggiunge – oltre al massimo disservizio riscontrato, Enel si trovò costretta ad indennizzare i 120mila clienti per un importo complessivo pari a 26 milioni di euro. Enel deve mantenere gli impegni allora assunti: mettere mano seriamente agli interventi di manutenzione straordinaria della rete infrastrutturale elettrica, operazione ormai irrimandabile e che sta concausando l’ennesima emergenza gravante sulla comunità».

Nel mirino anche Terna. «Ricordiamoci – scrive Maurizio Acerbo del Prc – che si tratta di reti essenziali, di un’infrastruttura equiparata agli ospedali. Dovrebbe funzionare sempre. In Canada, dove vento, neve e basse temperature sono quotidiane, mica non hanno l’energia elettrica per mesi… Aver privatizzato la rete elettrica nazionale, che oggi in parte è di proprietà di fondi di investimento come Blackrock oppure di aziende cinesi, è stata una vergogna voluta dal centro-sinistra. Ovviamente una spa pensa solo ai propri profitti, per cui alla fine non teme praticamente nulla visto che non ci possiamo rivolgere ad altri. Ricordiamoci che in Abruzzo, oltre al contestatissimo elettrodotto Villanova-Gissi, contro cui c’è stata una lunga battaglia, vogliono realizzare la sua prosecuzione, il Gissi-Foggia, e stanno costruendo un cavo dal Montenegro. Costo complessivo: più di un miliardo a gravare sulle nostre bollette. Tutti denari sottratti alla manutenzione straordinaria e ordinaria. Ed ora tutto ciò si è trasformato in #emergenzaabruzzo». «I rimborsi e i danni – spiega il perito Antonio Di Pasquale, da anni impegnato nella difesa del territorio da “inutili elettrodotti” – non devono e non possono ricadere in nessun modo sulla collettività perché causati da imperizia, negligenza e pressapochismo nella gestione del servizio, aggravata dall’utilizzo di risorse pubbliche per realizzare nuovi impianti, in violazioni di legge, dimenticando quelli esistenti necessari e primari per garantire la continuità del servizio». Vicenda sfociata anche in un’interrogazione dei Cinque Stelle al premier Gentiloni.

«Un quadro complicato», secondo il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, anche perché ieri all’emergenza maltempo si è aggiunta quella del terremoto. E dunque frazioni e piccoli centri isolati, nell’Aquilano, nel Teramano e nel Chietino. La bufera imperversa, incessante – e i prossimi giorni si annunciano durissimi – con i drammi del caso: si cerca un uomo travolto da una slavina ad Ortolano, frazione di Campotosto. A Castel Castagna (Teramo), invece, dalle macerie di una casa è stato recuperato il corpo di un uomo di 83 anni.

Nei giorni scorsi a Montazzoli, borgo in provincia di Chieti, una pensionata di 85 anni è stata uccisa dal freddo. In casa soltanto un camino acceso, mentre fuori la neve superava il metro d’altezza e il termometro era sotto lo zero – fino a toccare i -10 – da troppi giorni. A trovarla, già in condizioni disperate e in stato di incoscienza, è stato il nipote che ha chiamato immediatamente il 118 e i soccorritori sono arrivati con l’eliambulanza. Il decesso, in ospedale, per ipotermia. È stato sepolto dalla tormenta, invece, Nicola Naccarella, barista di 55 anni, di Guardiagrele (Chieti). Era uscito da casa il 5 gennaio scorso per andare nella propria rimessa agricola per dar da mangiare agli animali. Da quel momento si sono perse le tracce. Il corpo è riaffiorato il 14 gennaio da sotto un cumulo di neve.