Nella filmografia vegetariana-vegana-più-o-meno-salutista-ossessivo-maniacale di (quasi sempre) donne invasate, madri depresse e «purificatrici» che ammazzano il pargolo a suon di digiuni (vedi Hungry Hearts di Saverio Costanzo), ragazzi combattenti che assaltano allevamenti di bovini e scelgono di tornare all’«atto agricolo» (recentemente un film francese visto al Festival di Locarno, Le Grand Jeu), il film che meglio racconta le insidie della cattiva alimentazione, e le sue ragioni socio-economiche (già perché al discount come al Mac si va non solo per passione sfrenata ma forse soprattutto perché costano poco…) e i suoi nefasti effetti è ancora Go Further (2003) di Ron Mann. Protagonista è un gruppo di ecoattivisti « guidato» da Woody Harrelson che percorre l’America seguendo la strada psichedelica lungo la West Coast del mitico Magic Bus di Kesey – lo ritroveranno alla fine – con l’obiettivo di diffondere una maggiore consapevolezza sull’ambiente e sui rischi della sua devastazione.

 

 

Sul bus viaggiano un’insegnante di yoga, un cuoco di cucina naturale, un juk-food addicted. La scommessa è più o meno questa: convertire le abitudini alimentari pessime di quest’ultimo per mostrare gli effetti del cambiamento «in diretta». Un dispositivo semplice in fondo ma potente e non solo perché Harrelson è il personal trainer che tutti vorremmo. Così il ragazzo dai panini grondanti salse passa a magnifiche centrifughe e altri cibi di equilibrio perfetto, e cambia, diventa più bello, incontra una studentessa che lascia tutto e sale sul bus anche lei …
Ma il «fuori» non è così disponibile, e a ogni tappa sentiamo l’ostilità che molti hanno nei loro confronti, ma anche il fascino e la necessità specie tra i più giovani di voler agire. Lungo il percorso il gruppo fa molti incontri che sintetizzano in qualche modo gli atteggiamenti più diffusi: l’imprenditore che fabbrica carte e non si preoccupa della sorte degli alberi, il coltivatore organico convinto che la natura è un suo alleato, l’ attivista che insegna a usare come arma l’umorismo nella battaglia per l’ambiente.
Harrelson spiega che la resistenza comincia dalle scelte di ogni giorno, dalle attenzioni più piccole per quei gesti che pensiamo non abbiano valore, e da un cambiamento personale che deve sempre andare avanti: Go Further!

 
Quello che il regista canadese mostra con precisione è appunto questa necessità di un cambiamento prima di tutto culturale e insieme i suoi ostacoli su un mercato che ha troppi interessi allo sfruttamento intensivo della natura animale o vegetale che sia. In fondo anche l’alimentazione naturale è diventata un business coi suoi prezzi proibitivi che escludono chi non ha mezzi, o che nella formazione del consumo viene fatta percepire come una stravaganza.
Non è questione di stereotipo, è un fatto di classe ma su questo «magic bus» di oggi, come allora, la sfida rimane aperta: arrivare il più possibile alle persone, alle teste e ai cuori che non è un semplice fatto di moda, è un gesto importante con cui dire no a molto. Basta pensare alla deforestazione, ai miliardi infiniti di interessi delle multinazionali, agli accordi della politica e dello stato.
Serve un po’ di attenzione per migliorare, come spiega Harrelson? Allora si può anche cominciare sostituendo il burro sui pop corn. Magari è più buono.