L’Anfe non si tocca. Il Ncd di Alfano era pronto a togliere il sostegno al governo di Rosario Crocetta quando il «re» della formazione in Sicilia, Paolo Genco, protestò, qualche settimana fa, perché la Regione siciliana aveva escluso il suo ente dalla graduatoria degli aventi diritto ai finanziamenti pubblici per avviare i corsi professionali. Si rischiò la crisi politica, poi il bando si bloccò perché altri enti finiti nella black-list come l’Anfe fecero ricorso al Tar.

Ora si scopre che l’Anfe avrebbe messo in piedi un sistema per frodare la bellezza di 53 milioni di euro, tutti fondi pubblici, con Genco finito in carcere. Secondo la guardia di finanza, l’Anfe Sicilia, tra il 2010 e il 2013, avrebbe incassato i contributi comunitari per servizi mai effettuati. I fondi sarebbero stati rendicontati attraverso fatture false messe a disposizione da due società di servizi, la General informatic center e la Coreplast, il cui titolare, Baldassarre Di Giovanni, è stato arrestato. Per gli investigatori, coordinati dalla Procura di Trapani, parte dei fondi sarebbe finita nella disponibilità personale di Genco, a capo anche della potente associazione di enti ‘Forma’, che avrebbe acquistato 41 immobili per due milioni di euro. Alcuni di questi immobili erano formalmente intestati a una società immobiliare, La fortezza, e venivano affittati per i corsi di formazione mai effettuati allo stesso Anfe. Indagate altre sei persone per concorso in truffa aggravata.

Rosario Crocetta, parla di «marciume». «Alcuni enti vogliono continuare la politica clientelare che piace molto alla vecchia politica – accusa -. Il settore è stato per anni una prateria indisturbata di interessi illegali, e lo dimostrano le inchieste, numerose, che hanno già coinvolto altri enti come il Ciapi, lo Ial e tanti altri».