Il censimento con cui Joseph Kabila sperava di sforare il tetto dei due mandati presidenziali, dopo 14 anni al potere nella Repubblica democratica del Congo, non impedirà il regolare svolgimento delle elezioni previste nel dicembre 2016. È l’effetto di un emendamento approvato dalla Camera alta alla legge, sostenuta dal governo, che avrebbe viceversa vincolato il voto alla conclusione di un censimento monstre, il primo dal 1960, anno dell’indipendenza dal Belgio, per il quale ci sarebbero voluti almeno tre anni.

Il voto con cui è passata la modifica alla legge è stato definito «storico» dallo stesso presidente della camera Leon Kenha Wa Dondo, perché conforme alle richieste della piazza e responsabilmente consapevole che in caso contrario l’ex Zaire sarebbe sprofondato nel caos.

 

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Ma la “concessione” è arrivata solo dopo che la Camera bassa aveva dato via libera al provvedimento definito un «golpe costituzionale» dalle opposizioni. E soprattutto dopo quattro giorni di scontri violenti tra manifestanti e forze di sicurezza che hanno interessato principalmente la capitale Kinshasa e le città di Goma e Bukavu, nell’instabile nord est del Paese. Dove gli incidenti più gravi si sono verificati nel momento in cui le autorità locali, nell’attesa dei rinforzi, hanno pensato bene di sospendere internet e la messaggistica dei telefoni cellulari. Una mossa che la piazza ha giudicato come il peggior oltraggio.

Venerdì la festa era comunque esplosa nelle strade e in particolare tra gli studenti dell’università di Kinsahsa, in prima fila durante le proteste.

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Ma il giorno dopo la vittoria, la piazza piange con rabbia i suoi morti. 42 secondo il rapporto di Human Rights Watch (Hrw) presentato ieri, con accuse esplicite alla condotta della polizia e della guardia presidenziale schierata intorno al parlamento, dal momento che le vittime presentano tutte ferite da arma da fuoco; due di meno secondo la Federazione internazionale per i diritti umani (Fidh); “solo” 12 per il governo, la cui nota ufficiale parla di 1 poliziotto e 11 «saccheggiatori» uccisi. Un bilancio comunque choc, per il quale parenti delle vittime, opposizione e società civile, insieme alle organizzazioni internazionali per i diritti umani, chiedono conto direttamente a Kabila. Il quale avrà già abbastanza motivi per essere contrariato.

La legge che istituisce il censimento, così emendata, dovrà ora tornare alla Camera bassa, prima dell’ok definitivo.