Ricordiamo con nostalgia Filippo Bettini, intellettuale, docente, scrittore, poeta e grande organizzatore culturale. Il 28 luglio di quattro anni fa lasciò la sua amatissima compagna Gilda Sensales e i familiari sempre vicini al suo impegno straordinario. E lasciò tutti noi, che in vario modo e in circostanze diverse abbiamo avuto l’opportunità di frequentarlo. Già, perché ora, in questa orrenda stagione di omologazione e di pensiero unico, ripensare all’indipendenza intellettuale di Bettini è una boccata d’aria.

Era un coerente militante di sinistra, ma sempre geloso dell’autonomia di giudizio. Insomma, uno degli ultimi esempi della categoria celebrata da Gramsci, ora dispersa e atomizzata: devastata dal predominio dei modelli commerciali.

Intendiamoci. Filippo non era per nulla «passatista». Al contrario, manifestava un interesse per la velocità futurista e usava citare – uno degli autori più amati – il Leopardi delle «Operette morali» che parla dell’età delle macchine. Per non dire dei «Grundisse» di Marx.

A tale ispirazione si devono il lungo lavoro di critica letteraria e l’intensa rivisitazione della storia di Roma, vera e propria saga in più volumi. Il titolo dell’opera – «Sotto il cielo di Roma» – sarà evocato da una composizione musicale del maestro Fausto Razzi, accompagnata da proiezioni multimediali ideate da Alfonso Cometti.

In autunno vedrà la luce una guida di Roma corredata da testi poetici. Tutto ciò a cura dell’associazione «Allegorein», grazie alla quale si sono tenute numerosissime iniziative.

Tra le altre, la rassegna «Mediterranea», centrata sul territorio del Lazio, vera e propria fucina di talenti. Per ricordarne uno, Luca Zingaretti, interprete dieci anni fa sulle rive di Ladispoli di «Lighea», stupenda fiaba di Tomasi di Lampedusa, nei giorni scorsi interpretata a Londra.

Filippo vedeva lontano.