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Sabato della prossima settimana a Capo Frasca, nel cuore del poligono di Teulada, i movimenti pacifisti sardi hanno convocato una manifestazione contro le servitù militari e per il blocco immediato di tutte le esercitazioni militari nell’isola.

Proprio a Capo Frasca l’altro ieri intorno alle 15, durante uno dei giochi di guerra dell’esercito, lo scoppio di un proiettile di artiglieria ha innescato un grosso incendio che ha distrutto trentacinque ettari di macchia mediterranea di grande pregio. Per spegnere il rogo sono intervenute le squadre a terra del Corpo di polizia forestale con l’aiuto di un elicottero.
Il personale del poligono si è rifiutato di accompagnare le squadre, com’era stato loro richiesto per evitare le aree a rischio. I forestali sono comunque entrati, ma si sono dovuti ritirare quando ci sono state nuove deflagrazioni (proiettili lasciati inesplosi sul terreno) ad appena cinquanta metri dai mezzi di soccorso.

A quel punto, per non correre inutili rischi, il lavoro di spegnimento è andato avanti, ovviamente con ritardo, solo con l’elicottero.La notizia dell’incendio è stata data non

dall’esercito (che anzi ha tentato sino all’ultimo di smentire e di minimizzare) ma su Facebook dal deputato Mauro Pili, ex presidente dirigente di Forza Italia ed ex presidente della Regione, oggi leader di una formazione di centrodestra, Unidos, fuoriuscita dal partito berlusconiano.

Da Roma il governo minimizza

L’episodio ha riacceso la polemica sulle basi (l’isola sopporta il 65 per cento delle servitù presenti nell’intero territorio nazionale). «È inconcepibile – ha detto il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru – che la giunta abbia scoperto da fonti non ufficiali che un grave incidente fosse avvenuto a Capo Frasca nel corso di una esercitazione militare. È altrettanto inconcepibile che la conferma reale delle dimensioni dell’incendio sia arrivata solo dopo l’intervento degli uomini del Corpo forestale, e che il ministero della Difesa, da noi interpellato, abbia parlato di un piccolo incendio già domato quando invece l’elicottero del Corpo forestale è stato in azione sino alle 18.30, cinque ore dopo che un proiettile aveva innescato il fuoco». Pigliaruha denunciato, come già aveva fatto nel corso della conferenza nazionale sulle servitù militari che s’è tenuta lo scorso 18 giugno a Roma, gli alti rischi con cui i sardi sono costretti a convivere per della massiccia presenza di poligoni militari. E ha ripetuto che tra le richieste presentate alla Difesa «c’è quella di prolungare il blocco delle esercitazioni, anticipando l’inizio al primo giugno e posticipando la conclusione al 30 settembre. In particolare il problema riguarda proprio il poligono di Capo Frasca, dove il blocco delle esercitazioni è il più breve: solo luglio e agosto».

Troppi silenzi e menzogne

Pigliaru ha poi chiesto al presidente del consiglio regionale una convocazione straordinaria dell’assemblea per discutere del caso.
Dura e allarmata la presa di posizione di Michele Piras, deputato di Sel : «L’incendio a Capo Frasca è la dimostrazione del rischio costante che si corre nelle aree interessate da esercitazioni militari. Mi auguro che sull’accaduto si apra immediatamente un’inchiesta che ne chiarisca le cause e individui i responsabili. Un danno duplice: quello ambientale e quello all’attività turistica».

Infine, il pressing su Pigliaru: «Chiedo che ora il presidente della Regione sbatta i pugni sul tavolo del ministro Pinotti. La Sardegna dal 1956 ad oggi ha già dato troppo agli interessi della Difesa e dell’Alleanza atlantica. È giunta l’ora di cambiare radicalmente il senso di marcia». L’ex presidente della giunta regionale, Ugo Cappellacci (Forza Italia), ha chiesto le scuse ufficiali del governo e le dimissioni della Pinotti.

Indipendentisti e non solo

La manifestazione di sabato 13 è organizzata da diverse sigle pacifiste e indipendentiste (A manca pro s’indipendentzia, Sardigna natzione, Comitato Gettiamo le basi, Comitato Su giassu e Comitato Su sentidu). «Invitiamo tutto il popolo sardo, le associazioni, i partiti e i comitati – scrivono in un documento diffuso nei giorni scorsi – ad aderire e a partecipare alla giornata di mobilitazione del 13 a Capo Frasca per pretendere il blocco immediato di tutte le esercitazioni militari e la chiusura di tutte le servitù militari, con la bonifica e la riconversione delle aree interessate. L’occupazione militare della Sardegna è un sopruso che dura da sessant’anni e che non siamo più disposti a tollerare. Col passare del tempo lo stato italiano intensifica il ritmo e il peso delle esercitazioni militari. La Sardegna è ridotta ad un campo di sperimentazione militare in cui diventa lecita qualsiasi soglia di inquinamento e viene testata qualsiasi tecnica di sterminio. È giunto il momento di dire basta».

«Siamo indisponibili»

La manifestazione del 13 chiederà in particolare che siano sospese le esercitazioni dell’aviazione israeliana in programma a Teulada tra un mese. «Vogliamo – scrivono gli organizzatori – che la Sardegna diventi un’isola di pace e che il suo territorio sia indisponibile per le esercitazioni di guerra, di qualunque esercito (compreso quello italiano) e sia interdetto a qualunque attività o presenza connesse con chi usa la guerra per aggredire altri popoli o per crimini contro i civili, colpendo case, ospedali, scuole, rifugi per sfollati. Chiediamo che la Sardegna sia immediatamente e per sempre interdetta all’aviazione militare israeliana».