Un’oretta a spasso intorno alla soprintendenza di Pompei è bastata ieri a Matteo Renzi, nell’ordine: per informarsi sullo stato disastrato del Pd campano (tra sindaci arrestati e indagati, partiti locali commissariati, primarie annullate e, new entry, primi cittadini che non pagano le multe per decadere e farsi candidare alle regionali); incontrare Vincenzo De Luca – cioè lo sfidante di Stefano Caldoro alla carica di governatore – quello che la segreteria Pd nazionale aveva cercato di stoppare in tutti i modi e adesso si ritrova ad appoggiare con il rischio che non entri in carica per effetto della legge Severino; fare due chiacchiere cordiali con il sindaco di Napoli (città su cui pesano i maggiori tagli effettuati dal governo) prima che lo stesso Luigi de Magistris scappasse alla Mostra d’Oltremare, dove aveva invitato una settantina di colleghi anti Sblocca Italia; stringere la mano a Caldoro con cui avrebbe voluto commissariare l’ex zona industriale di Bagnoli (intenzione ribadita anche ieri nonostante la contrarietà di de Magistris e della cittadinanza); infine rassicurare i lavoratori Indesit di Carinaro, che la Whirlpool vuole licenziare. Sono persino avanzati cinque minuti per fare i complimenti al carabiniere che ha salvato una neonata abbandonata a Villa Literno.

Sbrigate le visite di cortesia il premier, rientrato nella notte dagli States, si è presentato al microfono nell’area del Quadriportico del teatro per l’evento «Expo idee». Il ministro Dario Franceschini ha annunciato che il flusso di finanziamenti europei non si fermeranno nel 2015, il Grande Progetto Pompei rimarrà in piedi: una gallina dalle uova d’oro, da gestire attraverso appalti. Renzi si è detto «estasiato» dalla visita alle domus: «Vinceremo la sfida di Pompei perché si gioca il derby tra chi gode nel creare problemi e chi punta a risolverli». Risolto tutto anche all’Expo, dove i ritardi sarebbero minimi e i problemi con gli appalti già scordati: «Puntiamo a vendere 20milioni di biglietti. Inaspriremo le pene per chi ruba, come impegno morale del governo».

Infine una dedica alla regina della gastronomia campana: «Ma vi sembra normale che le più grandi catene al mondo della pizza siano americane? E che i bambini cinesi credono che la pizza è nata in Minnesota? Dobbiamo essere in grado di competere in ogni campo». E qui saranno fischiate le orecchie a Caldoro, visto che anche a Milano il rischio è che la pizza non sia quella partenopea.

Nel frattempo, a Napoli, de Magistris e i sindaci arrivati dalle altre province, dalla Basilicata, Val di Susa, Calabria, Abruzzo, Sicilia e Puglia mettevano a punto un documento antigoverno: «Lo Sblocca Italia delegittima le rappresentanze democratiche e le comunità imponendo scelte non condivise che hanno effetti devastanti sul paesaggio e sulle aree protette. Con la previsione di varianti urbanistiche automatiche e l’attribuzione ai privati di un ruolo che va a detrimento del controllo dell’interesse pubblico, si escludono le amministrazioni dalla gestione, dalla tutela e dalla valorizzazione dei propri territori». Chiedono quindi il rispetto dei referendum sull’acqua pubblica, la cancellazione dei piani sullo sfruttamento del petrolio, investimenti sulle reti esistenti, bonifiche e messa in sicurezza del territorio. In programma una manifestazione a Roma.