C’è anche Tommaso Fattori nel pullman organizzato dalla Fiom per portare i manifestanti della coalizione sociale a Roma. Il candidato presidente toscano della sinistra del «Sì» – ai beni comuni a partire dall’acqua, al lavoro “buono” con i suoi diritti e le sue tutele, alle piccole opere utili per la collettività – discute con i compagni di viaggio del significato dell’iniziativa.

Del senso di una giornata che Claudio Finiguerra, 38 anni, avvocato, riassume con questa osservazione: «Penso che la coalizione sociale sia un movimento che vuole mettere in primo piano i valori trascurati dalla cosiddetta ‘narrazione’ governativa. Guardo alla difesa dei diritti del lavoro. Ma anche alla denuncia delle diseguaglianze che sono sempre più marcate. Con tantissimi che non arrivano a fine mese, mentre pochissimi, si arricchiscono sempre più. Anche, come si è visto nelle inchieste della magistratura, con comportamenti illeciti. A danno di tutti».

La critica dello stato delle cose è ancora più radicale nelle parole di Dario Caivani, 70enne pensionato cresciuto nella Olivetti, poi per breve tempo sindacalista Fiom e infine libero professionista: «Vedo nella coalizione sociale il seme di una iniziativa di politica attiva, all’interno di un sistema degradato. Soprattutto nel tentativo di riformare quei corpi intermedi, oggi frantumati, che sono quanto mai necessari per avere una interlocuzione con il potere, difendendo le proprie istanze sociali». Caivani ha fatto l’intero percorso Pci-Pds-Ds ed è stato fondatore del Pd: «L’ho lasciato nel 2010, quando mi sono reso conto che tutto, a partire dalle primarie, era prestabilito altrove».