Niente domande, strade chiuse, cordoni di poliziotti e carabinieri ovunque, gruppetti di studenti e operai in dissenso tenuti a distanza dalla digos. La full-immersion di Renzi in Sicilia, che in due giorni l’ha girata in lungo e in largo, è un monologo nel disperato tentativo di recuperare consensi nelle regioni del Mezzogiorno per il Sì al referendum costituzionale del 4 dicembre.

Spesso ripetitivo, il premier recita a ogni tappa un canovaccio: il divario tra nord e sud, l’Ue dei tecnocrati «piena di regole» che pensa alle misure dei pescherecci e non ai migranti morti nel Mediterraneo, la necessità di fare «squadra» o «sistema», il Mezzogiorno «in difficoltà» ma che può diventare traino per il Paese consentendo all’Italia di assumersi il ruolo di locomotore dell’Europa.

MA L’ASSO DELLA MANICA, il presidente del Consiglio, accompagnato dal ministro Graziano Delrio, lo tira fuori mentre visita il cantiere della statale Caltanissetta-Agrigento, una delle tante strade colabrodo dell’isola, dove la disoccupazione giovanile tocca il record del 60%: «Nel 2007 le imprese che assumeranno al Sud beneficeranno della decontribuzione totale come il primo anno del Jobs Act». Il provvedimento cammina in parallelo alla manovra, sulla quale la Ue però ha acceso un faro per il rischio di sforamento del patto di stabilità. La decontribuzione varrebbe 730 milioni di euro.

In realtà nella legge di bilancio si prevedono 200 milioni per le assunzioni di giovani per i programmi di apprendistato o alternanza scuola/lavoro. A questa cifra si aggiungono 530 milioni che riguardano la vera e propria decontribuzione per il Mezzogiorno. Le coperture arriverebbero dal Pon Spao, il programma sulle politiche attive per l’occupazione. Alla misura, secondo alcune previsioni, potrebbe essere interessata una platea di 200 mila giovani tra i 15 e i 24 anni di Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna con l’Anpal in cabina di regia per la gestione.

MENO TASSE e più investimenti per le opere pubbliche è la ricetta che un instancabile Renzi propina mentre in elicottero sorvola quasi l’intera Sicilia. «Non lasceremo che il Paese commetta gli errori del passato quando si è deciso di tagliare sulle opere pubbliche», avverte. «Se riusciremo a far ripartire il Sud saremo nelle condizioni di diventare il traino dell’Europa», è il refrain. Perché «per troppo tempo c’è stata grande attenzione per il Nord e scarsa attenzione per il Sud, questo “combinato disposto” ha portato a ritardi fortissimi e carenza occupazionale».

«I soldi ci sono – assicura il premier – gli alibi stanno a zero: abbiamo rimosso tutti gli ostacoli. Qui ci sono i soldi, altri 470 milioni vengono liberati per le infrastrutture». Fondi nuovi che per Renzi devono fare da input per un cambio di passo. «C’è stata una cultura in Italia, e in alcuni casi c’è ancora, per cui se ci sono problemi sugli appalti si arrestano le opere, io sono dell’opinione che se ci sono problemi sugli appalti si arrestano i ladri ma i lavori bisogna mandarli avanti». E ancora: «C’è necessità di investire sui porti e sull’economia del mare ingiustamente tagliuzzata negli anni passati. È come se la Bella addormentata si fosse svegliata, non c’è stato bisogno del bacio del principe Delrio (il ministro), non di un investimento particolare ma di serietà e rigore».

VA COME UN TRENO il premier, segnale che i sondaggi favorevoli al No lo preoccupano. Agli agricoltori che aspettano misure di sostegno rispetto alle politiche Ue, assicura che «domani manderemo a Bruxelles il decreto sull’etichettatura del grano». Così come prende appunti quando un imprenditore gli ricorda che per trasportare le merci all’estero bisogna passare per forza per il porto di Gioia Tauro: «Provvederemo». E accoglie la richiesta del deputato regionale Giuseppe Lupo (Pd) di trasformare il casolare abbandonato da decenni dove fu assassinato Peppino Impastato in un luogo della memoria.

Promesse e impegni che non convincono affatto Sinistra Italiana. «Renzi promette tutto pur di raggranellare qualche voto per il referendum, altro che risveglio della Bella addormentata, qui siamo al Paese delle Meraviglie», ironizza Erasmo Palazzotto. «I soldi che ha promesso in questi giorni non ci sono nella legge di stabilità in discussione alla Camera, come non ci sono stati investimenti reali in questi anni al di là degli annunci – accusa Palazzotto – Ma i siciliani sanno che non ci sarà alcun cambiamento e che finita la campagna elettorale, in Sicilia tutto resterà come prima».

CRITICHE ANCHE DALLA FIOM dopo la scelta del premier di annullare la visita alla Fincantieri di Palermo, dove gli operai avevano annunciato una manifestazione. «L’unica tappa che ha deciso di tagliare è stata quella in cui avrebbe dovuto affrontare un’importantissima discussione sull’industria navale in questa città. È venuto a Palermo e in Sicilia solo per fare propaganda: era solo una passerella», dice la segretaria provinciale Angela Biondi.