La faccenda dei terroristi che arriverebbero sui barconi è come la bufala dei rom che rapiscono i bambini. Non un fatto provato, non una sentenza, non un riscontro. In cambio, dopo l’arresto del giovane marocchino per la strage di Tunisi, dichiarazioni tronfie del governo, urla dei leghisti, polemiche da cortile della destra, titoli fasulli sui giornali: il campionario di nefandezze comunicative a cui siamo abituati da una ventina d’anni, ma che ora assume toni ancora più trucidi, con il caos in Libia, le polemiche con l’Europa sui migranti, l’Isis che ha raggiunto le coste del Mediterraneo e oggi conquista mezza Siria.

Chiunque ragioni con la propria testa e non con quella di Salvini capisce che un attentato come quello di Parigi è opera di disperati interni, che per qualsiasi motivo (fanatismo, rivalsa, emulazione ecc.) attaccano un simbolo dell’occidente in cui vivono. Così come la strage del Bardo è comprensibile solo nel quadro di una guerra con l’Isis o altri fondamentalisti armati che infuria in Libia, coinvolge l’Egitto, la Tunisia e lambisce l’Algeria, che non a caso ha schierato reparti speciali al confine tunisino.

Se i migranti hanno un ruolo in tutto questo è di essere vittime o merce di scambio tra governi, signori della guerra e fazioni armate. Nonché oggetto di paranoie e chiusure da parte degli stati europei, come mostrano le barricate di Cameron e Hollande, lo sfilarsi della Spagna e l’assoluto disinteresse che l’Ue manifesta per le stragi nel Canale di Sicilia.

Insomma, dichiarare che i «terroristi» possono arrivare sui barconi, destinati ad affondare o essere bloccati dalle marine militari che affollano il Mediterraneo, tra donne e bambini terrorizzati, non è solo prova di un’incompetenza che fa drizzare i capelli in testa. È il più ovvio tributo al populismo dominante, in cui la Lega si trova nella buona compagnia di Grillo, Brunetta e tutti gli altri soffiatori sul fuoco. Eppure, anche se la bufala del marocchino clandestino e stragista si è smontata in fretta, c’è poco da rallegrarsi.

Rileggete, vi prego, le dichiarazioni di Renzi e dei ministri Alfano e Pinotti, prima che risultasse l’innocenza del giovane Abdelmajid Touil. Su Twitter, tutto un lisciare il pelo, per non dir di peggio, a polizia e carabinieri. «Grazie alle forze dell’ordine che hanno arrestato in Lombardia uno dei ricercati della strage di Tunisi. Orgoglioso della vostra professionalità», cinguetta lo statista di Rignano, il quale non solo ha perso una volta di più l’occasione di tacere, ma si dimostra molto meno professionale delle forze dell’ordine, le quali si limitano ad eseguire gli ordini.

Visto che ad alcune centinaia di chilometri dalle nostre coste infuriano le guerre, c’è da star sicuri nelle mani di esperti di terrorismo e relazioni internazionali come Renzi, Pinotti e Alfano? Giudicate voi.

Da questa vicenda, tuttavia, si possono trarre utili indicazioni. La prima è che, ormai, la categoria di migrante sta finendo con coincidere non solo con quella di potenziale delinquente, ma anche di presunto terrorista. Una tripla etichetta o pena preventiva che aggrava la condizione delle persone che arrivano da noi per conquistarsi una chance di vita e si vedono sommerse da pregiudizi e sospetti.

La seconda, invece, rappresenta una goccia di speranza nel mare di xenofobia esplicita o implicita, dichiarata o ipocrita, che ci circonda. Incalzata da un cronista televisivo molesto che le chiedeva perché, essendo Touil irregolare, la scuola in cui studiava l’italiano l’avesse accettato, un’insegnante ha risposto, con evidente fastidio: «E perché non avremmo dovuto? Siamo insegnanti, mica questurini». Una bella prova di dignità e professionalità che segnaliamo a Renzi, soprattutto dopo l’approvazione del disegno di legge sulla scuola.