Conosco Angelo Pasquini, (fondatore di Zut, coofondatore del Male, sceneggiatore e regista) , da moltissimi anni, è un bel tipo dallo sguardo ironico e un po’ sguincio, apparentemente distratto, alto, dritto, non molto loquace, sembra essere sempre assorto in qualche pensiero.

Quand’ero ragazzina m’incuteva una gran soggezione, poi una notte del lontano 1972 lo trovai seduto in cucina a monologare, evidentemente brillo, davanti ad un bicchiere di wisky in cui galleggiava un viscido tuorlo di uovo crudo, una di quelle cose da detective americano, alla Chandler; mi raccontò la storia surreale di un operaio che si era fatto ibernare 20, o non ricordo quanti, anni prima, e si svegliava improvvisamente nel mezzo del casino degli anni ’70….Chissà se improvvisava o aveva scritto un racconto sull’ibernato, non glielo ho mai chiesto, comunque era esilarante.

Insomma, a vederlo, fisicamente, Angelo Pasquini, non rivela molti indizi che lo possano collegare direttamente alla satira, è spiazzante, così come la materia di cui parliamo, che dello spiazzamento fa uno dei suoi strumenti principali.

Gli chiedo di raccontarmi dei suoi primi approcci con la satira.

La satira è stata una mia passione giovanile, fin da ragazzo leggevo Charlie Hebdo e prima ancora Hara-Kiri che veniva tradotto anche in Italia, e per me era un’iniezione di novità e di divertimento in contrasto con la situazione italiana di quegli anni in cui, anche se c’era la lotta politica, non c’erano riviste come quella. Questa strage mi ha colpito enormemente, perché conoscevo quegli autori da sempre, perché ai tempi del Male ci mandavano le loro vignette, eravamo amici, “cugini”, di persona ho conosciuto il grande Topor, un personaggio straordinario.

Insomma, questa mia passione da ragazzo mi spingeva a inventare cose buffe, giocare con le parole, in qualche modo facevo satira in famiglia, e quando ho cominciato a scrivere nei primi giornali del movimento, che nascono intorno al ’76-’77, ho continuato su questa linea, prima con Zut, che dirigevo, il riferimento culturale era il situazionismo, anche se i situazionisti avevano una sorta di serietà paradossale con cui guardavano le cose che è difficile definire satira, ma affrontavano dei temi interessanti con cui alimentavamo il nostro gioco, perché la satira è un gioco, è modo di guardare la realtà da un punto di vista spiazzante , non guardi mai con l’occhio del potere o dell’opinione pubblica, stai sempre da un’altra parte, in un posto sbagliato, mai in asse con quello che pensano gli altri e questo spaesamento è provocatorio.

Con il Male abbiamo inventato “i falsi”, creavamo delle interferenze direttamente con la stampa, con le notizie e soprattutto nei commenti, che era il mezzo più popolare con cui il potere comunicava col popolo, fino agli anni ’80 quando poi questo ruolo lo assunse definitivamente la televisione.

Mi ricordo il primo dei falsi, era una Repubblica che titolava a caratteri cubitali LO STATO SI E’ ESTINTO…

Oltre ai falsi abbiamo fatto anche dei blitz “teatrali” quando fu eletto Giovanni Paolo II convocammo una conferenza stampa alla sede del Male e ci affacciammo al balcone travestiti da ecclesiastici, Perini faceva il Papa, successe il finimondo, arrivò la polizia, fermi, perquisizioni, denunce, non la presero bene… neanche quando dopo la morte di papa Luciani avevamo scritto : E’ RIMORTO IL PAPA.