Aggiornamento delle 13 del 20 dicembre 2016

Il bilancio della strage di Berlino è di 12 persone morte e 48 ferite. Ormai la polizia tedesca ha pochi dubbi, “molto probabilmente è stato un attentato terroristico”. Le modalità sono molto simili a quelle viste a Nizza il 14 luglio scorso. La polizia berlinese ha arrestato un uomo di origini pakistane che attualmente è sotto interrogatorio.

Secondo le prime indiscrezioni, l’uomo si chiama Naved B., un migrante pakistano di 23 anni che sarebbe entrato in Germania seguendo la rotta balcanica lo scorso febbraio come richiedente asilo e il cui permesso di soggiorno temporaneo era scaduto a giugno. Lo hanno riferito fonti dell’intelligence all’agenzia tedesca Dpa, aggiungendo che l’uomo, fermato a circa due chilometri dal luogo della tragedia, era conosciuto alla polizia per reati minori, ma non per una radicalizzazione estremista.

Il sospetto ha negato qualsiasi coinvolgimento. L’uomo subito dopo aver lanciato il tir sulla folla, è uscito dal camion, ha attraversato il Tiergarten, il grande parco al centro di Berlino, ed è stato poi bloccato in nottata dalla polizia all’altezza della Colonna della vittoria.

Intanto è confermato che la persona morta trovata nella cabina del mezzo era polacca. Si tratterebbe del vero autista, un 37enne, che è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. Ieri sera, pochi minuti dopo le prime notizie sulla strage, il proprietario del camion registrato in Polonia aveva informato di non avere più contatti con il suo autista dal pomeriggio di lunedì. Neppure la moglie era riuscito a contattarlo.

Il tir era giunto dall’Italia e trasportava ponteggi di acciaio che avrebbero dovuto essere scaricati a Berlino. L’azienda di trasporti ha sede in un piccolo paese vicino Stettino, nel nord-ovest della Polonia, al confine con la Germania.

Secondo le prime ricostruzioni del dispositivo satellitare a bordo del mezzo, il tir sarebbe rimasto fermo dalle 15.44. Poi sarebbe stato acceso il motore e poi spento più volte, ma senza partire. Alle 19.34, infine, la lenta partenza verso il centro di Berlino.

L’articolo oggi in edicola

Almeno nove morti, più di cinquanta feriti: questo il bilancio provvisorio della sera di terrore a Berlino, nei pressi della Gedächtniskirche, la Chiesa della memoria nel centrale quartiere Charlottenburg. Un camion con targa polacca ha investito a grande velocità la folla che animava uno dei tanti mercatini di Natale della capitale tedesca, intorno alle 21 di ieri. La dinamica dell’accaduto ha fatto fin da subito ipotizzare alla polizia tedesca un atto terroristico: evidenti le analogie con la strage dello scorso 14 luglio sul lungomare di Nizza. Per passare dall’ipotesi alla certezza, però, gli elementi raccolti nei primi minuti non erano sufficienti, e al momento di mandare in stampa il giornale non c’è un riscontro ufficiale sulla natura dell’episodio.

Potrebbe anche essersi trattato di un incidente fortuito, o del gesto di un folle non riconducibile al terrorismo islamista. Da verificare la presunta rivendicazione dell’Isis scovata su Internet dalla Pmu, la coalizione delle milizie irachene che combattono il califfato, notizia rilanciata nell’immediato dal Washington Times e dal Sun.

Il presunto autista del mezzo, datosi alla fuga, è stato arrestato circa un’ora dopo nei pressi della Siegessäule, la Colonna della vittoria che troneggia all’interno del grande parco Tiergarten, al centro della città. Un’altra persona è stata trovata morta all’interno dell’abitacolo.

L’incertezza circa la matrice dell’atto è comprensibile. A luglio in un centro commerciale di Monaco di Baviera un giovane 18enne, Ali David Sonboly, di origine iraniana, seminò il panico uccidendo con colpi di arma da fuoco 9 persone e ferendone 35: dopo alcune ore si capì che non si trattava di un’azione ispirata dal sedicente Stato islamico, ma del gesto di un ragazzo con problemi psichiatrici. Questo precedente suggeriva ieri sera alle autorità tedesche di non spingersi oltre le semplici ipotesi, senza giungere a conclusioni affrettate. La stessa polizia berlinese, attraverso i canali social, ha invitato la cittadinanza a non diffondere voci incontrollate, ma anche a restare possibilmente a casa. Sia per consentire con più facilità le operazioni di soccorso, sia per una forma di prudenza di fronte a possibili eventi analoghi nel corso della serata: la paura di essere al centro di un attacco sistematico, anche se non dichiarata, ovviamente c’era.

In Germania l’allerta anti-terrorismo è alta, anche se fino ad ora non si sono registrate azioni paragonabili a quelli avvenute in Francia. Nel corso degli ultimi anni sono stati scoperti dalle forze dell’ordine tedesche diversi piani per seminare il terrore, per fortuna mai andati in porto: nel 2007 furono arrestati i componenti del cosiddetto Sauerland-Gruppe, una cellula legata ad Al-Qaida. L’anno prima era stata la volta del tentativo di far esplodere tre bombe disseminate fra la stazione di Dortmund e due treni regionali dell’Ovest del Paese. Nei mesi scorsi le cronache riportano due episodi. Un attentato incendiario a un centro culturale sikh a Essen, senza conseguenze per le persone, per il quale sono stati riconosciuti colpevoli due giovani salafiti. E un’aggressione con arma da taglio su un treno nei pressi di Würzburg, ad opera di un profugo afgano che ferì gravemente cinque passeggeri: per la polizia, che uccise l’aggressore, si è trattato di un gesto terroristico.

Sui fatti di Berlino, al momento di andare in stampa nessuna dichiarazione ufficiale da parte del governo tedesco, salvo una breve nota del ministro dell’interno Thomas de Maizière che garantiva tutto l’appoggio alla polizia del Land di Berlino da parte della polizia federale alle sue dipendenze: ma nulla sulla natura dell’accaduto. E il tweet addolorato di Angela Merkel: «Piangiamo i morti e speriamo che i tanti feriti possano avere aiuto».