Presso il Museo delle Arti del XXI secolo di Roma (Maxxi) è visitabile fino al 22 maggio l’esposizione Rinascere dalla Bellezza-La più grande storia mai scritta sulla sabbia, promossa dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo insieme alla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri. A cura di Ernesto Spinelli, la rassegna è incentrata sulle attività di tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico e artistico iracheno svolte dalla Cooperazione italiana a partire dall’anno 2003 con risorse che si aggirano intorno ai 14.6 milioni di euro.

Nell’ampio Spazio D del Maxxi è stato allestito un percorso inconsueto. Il racconto si sviluppa attraverso una serie di pannelli con duplice funzione: da una parte, testi estremamente comunicativi e a tratti poetici, dall’altra proiezioni multimediali di alta qualità. La fruizione della mostra è resa più intensa e suggestiva dalla musica in sottofondo – una vera e propria colonna sonora ideata da Diego Buongiorno – e da una serie di ologrammi che suppliscono alla mancanza di reperti.
Lo spettatore è così trasportato e guidato in un viaggio tridimensionale nell’Iraq post-conflitto, paese parzialmente occupato dallo Stato Islamico eppure avviato a un nuovo corso politico e sociale.

Ed è proprio in virtù di quest’ultima aspirazione che la Cooperazione Italiana in Iraq è divenuta «avanguardia di pace e sviluppo», contribuendo non solo alla tutela e al recupero del patrimonio iracheno danneggiato dalla guerra e dai più recenti attacchi dell’Isis ma anche offrendo alla società civile gli strumenti per perseguire la strada del progresso culturale. I progetti archeologici illustrati nella rassegna si distinguono infatti per il coinvolgimento della comunità locale, chiamata a una partecipazione attiva. Si parte dal sito di Ur, nella provincia di Dhi Qar, luogo sacro per le tre grandi religioni monoteiste e simbolo dell’incontro di differenti civiltà. Qui, l’Università La Sapienza di Roma ha curato la raccolta della documentazione epigrafica e lo studio di monumenti quali la Ziggurat, i Mausolei Reali e il Tempio di Edublamkh, di origine sumera e risalenti al terzo millennio a.C. La Sapienza, assieme al Comune di Firenze, è presente anche presso la cittadella di Erbio (IV millennio a.C.), il più antico insediamento urbano continuativamente abitato della storia dell’umanità.

Ancora la prima università di Roma ha realizzato il recupero del monumento di Paikuli (provincia di Sulaymaniyah), un’opera fondamentale della civiltà sasanide. Della mappatura dell’acquedotto di Sennacherib – oltre 240 Km di canali che portavano acqua all’antica capitale di Ninive, l’odierna Mosul – si è occupata invece l’Università di Udine. Non poteva mancare una sezione dedicata all’impegno del Mibact per la ricostruzione del Museo di Baghdad e al restauro di molte opere di valore universale, tra cui il vaso di Warka.
Da segnalare infine una parete luminosa con foto che accostano il sorriso dei bambini iracheni a statuette e bassorilievi. Un modo per dire che anche l’archeologia può avere uno scopo umanitario.