Mademoiselle Kiki et les Montparnos di Amélie Harrault, in omaggio alla Parigi degli anni venti, ha vinto ai Césars 2014 la targhetta «miglior corto di animazione». Kiki de Montparnasse fu l’indiscutibile musa dei pittori delle avanguardie storiche agli inizi del ventesimo secolo, e testimone dell’effervescente vita notturna a Montparnasse. La «donna violino» di Man Ray si era ben presto emancipata dal ruolo di modella calandosi in prima persona nel fascinoso mondo del «fare»: dipingeva, scriveva e di notte calcava le scene di mitici cabaret.
Amélie Harrault, l’autrice del corto proiettato anche al recente Festival de La Rochelle (abbinato a La fiancée du pirate di Nelly Kaplan, 1969) ha imparato il mestiere all’Emca-École des métiers du cinéma d’animation di Angoulême (Accademia dei mestieri del cinema di animazione in 2 e 3D) e ha fatto contemporaneamente alla lavorazione di Mademoiselle Kiki la colorista per C’est bon! a firma di Serge Elissalde. Segni di ricca attività produttiva nella capitale del fumetto francese, dove da un paio di mesi si sta lavorando – tra tanti altri progetti in cantiere – a cinquecento nuovi episodi di Snoopy e Linus, la banda dei Peanuts inventata da Charles M. Schulz a partire dal 1948.
L’incarico è di France Télévisions, l’executive lo Studio Normaal Animation, uno dei tanti spuntati come funghi nella prima decade del Duemila grazie a incentivazioni di comune, regione e stato, con cui sono stati risanati anche alcuni edifici in stile alsaziano del periodo industriale per essere trasformati in museo del fumetto (dov’è in corso fino al 26 ottobre la mostra antologica su Métal Hurlant, 1975-1997, la bande dessinée fait sa révolution), e nelle sedi del Pôle Image di Poitou-Charentes Cinema, la Film commission della regione, punto di approdo e di dialogo per produzioni cinematografiche in fase di riprese e/o di richiesta contributi per progetti ivi ambientati e/o coprodotti con strutture locali. A cui si aggiunge la succitata Accademia con annessi atelier e alloggi per studenti in arrivo da tutto il mondo.
Di certo non si può sbagliare incrocio per imboccare la rue des Papetiers che conduce alla «cittadella del cinema»: la facciata decorata coi personaggi del famosissimo Kirikù accoglie chi arriva in macchina o in bus. Per chi ci va a piedi, invece, c’è il ponticello in legno che collega le due rive della Charente e dunque il complesso di enti e strutture produttive con l’enorme «vascello di Moebius» situato di fronte all’Eesi, l’École européenne superieure de l’image, dove si studiano l’arte del fumetto e le arti digitali. Sulla piattaforma di legno, in mezzo al fiume, spunta una gigantesca e filiforme silhouette di Corto Maltese con lo sguardo rivolto verso l’orizzonte. Che sia in attesa degli amici in arrivo dal Mare salato?

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Torniamo alla banda di Charlie Brown. La terza rete pubblica francese sta preparando, sempre con il Normaal, un lungometraggio intitolato semplicemente Peanuts, che sarà pronto nel 2015, mentre le menzionate «pillole» della durata di novanta secondi saranno disponibili già nei prossimi mesi autunnali. Fucina dei Peanuts in movimento è stata finora, dal 2001, la rete americana Abc che a Natale accoglierà le storie create in Francia, diffondendole poi per l’intero 2015.
Non stupisce che un ambiente fertile creativamente ed economicamente stimoli la nascita di altre realtà produttive, per lo più innovative. Così una ex-salumeria (gestita dal padre di uno dei fondatori) si è trasformata in uno studio 3D: Les Fabricateurs è nato nell’ottobre 2013 come atelier-laboratorio di ritratti/oggetti realizzati interamente in digitale. Come funziona?
Sono andata a trovare il trio Christophe Congard, Joel Delage e Marc Hennebert per osservarne il lavoro: con l’aiuto di uno scanner da videogioco si memorizza la più grande quantità possibile di informazioni visive relative a un s/oggetto le quali, una volta trasferite in uno dei programmi su computer, vengono completate ai fini della fotografia elettronica nelle tre dimensioni, altezza, larghezza e volume, del s/oggetto ritratto. Per elaborarla poi, eventualmente, aggiungendo colori e/o de/formandola, al pari di uno scultore che plasmerebbe la creta o cesellerebbe la pietra, e infine essere mandata in stampa – tutto rigorosamente in 3D. Il filo bianco o colorato per stampare «a riempimento» è per ora acquistato a rotoli preconfezionati, ma presto – mi dicono in coro Joel e Christophe – ci sarà una macchina capace di elaborarlo da bottigliette di plastica, riciclandole. Si entra così al numero 144 di rue de Perigueux con una bottiglietta d’acqua in mano e qualche ora dopo la si porta in borsa come oggetto-ricordo in miniatura o persino come un selfie in 3D! Utopia? No, già ci sono un paio di iniziative originali: la prima – con 2K Games, editore che condivide gratuitamente i file necessari – prevede la stampa in 3D di mostri e di quelli che gli danno la caccia nel videogioco Evolve, mentre la seconda intende far (ri)scoprire il patrimonio culturale della città con visite guidate e realizzazione abbinata di riproduzioni in miniatura (sempre in 3D) di statue e bassorilievi dislocati nel centro storico. Un modo intrigante per riscovare tesori nascosti, come l’angelo barocco nella fontana di Place de Minage. Per informazioni visitate la pagina Fb «les fabricateurs».