I moderati sarebbero in testa nelle elezioni parlamentari. Secondo i siti riformisti si profila la più grande vittoria del nuovo asse della politica iraniana Rafsanjani-Khatami che già ha dato l’impulso decisivo nel giugno 2013 per la vittoria di Hassan Rohani alle presidenziali.

I seggi in Iran si sono chiusi nella notte di sabato: ben sei ore dopo l’orario stabilito. L’affluenza per il rinnovo di parlamento e Assemblea degli Esperti si attesterebbe poco sotto il 60%, con 32 milioni di votanti, il 23% in più rispetto alle parlamentari del 2012. Una percentuale davvero alta considerando lo scarso appeal che di solito ha il voto parlamentare. Basti pensare che alle presidenziali del 2013 il 73% degli aventi diritti si recò a votare. Questa massiccia partecipazione, secondo i primi spogli, avrebbe da sola favorito i moderati del presidente Hassan Rohani. Sarebbero stati soprattutto i giovani e le donne, tra i quali è di solito più forte l’astensionismo, a recarsi in massa alle urne per il rinnovo del parlamento.

Gli iraniani hanno scelto i loro deputati su 4800 candidati, tra cui 500 donne. Anche questa volta il Consiglio dei Guardiani ha tagliato di un terzo le liste elettorali di fatto estromettendo dal voto qualsiasi candidato velatamente anti-regime. Spicca però in testa alla lista riformista di Tehran il nome di Mohammed Reza Aref, il politico che con ogni probabilità guiderà il gruppo parlamentare degli ex Musharekat (Partecipazione), vicini a Khatami.

Se è ancora presto per avere i nomi definitivi dei deputati del nuovo Majlis, che aprirà i battenti il prossimo 28 maggio, i dati, confermati dal ministero dell’Interno, per l’Assemblea degli Esperti, istituzione che sarà chiamata a scegliere la nuova guida suprema, il successore di Ali Khamanei, danno già la vittoria a una maggioranza moderata.

Sarebbe la prima volta che questo avviene tra gli 88 saggi che fin qui hanno sempre rappresentato istanze conservatrici e khomeiniste. A guidare la lista degli eletti ci sono proprio Rohani e Rafsanjani; solo decimo e dodicesimo sono Jannati e Yazdi, espressione della destra ultra-conservatrice. Nella lista di Rafsanjani «Esperti del Popolo», si annoverano anche uomini importanti dell’entourage vicino ai tecnocrati, il ministro dell’Intelligence, Seyed Mahmoud Alavi, e l’ex ministro dell’Intelligence, Ghorbanali Dorri-Najafabadi.

Anche la guida del Consiglio per la soluzione delle Controversie, Akbar Hashemi Rafsanjani, ha espresso la sua soddisfazione per il risultato dei moderati. «Ora abbiamo bisogno di coordinamento. Tutte le differenze e gli scontri devono essere superati dopo il risultato di queste elezioni», ha detto l’ex presidente in riferimento agli ampi progetti di riforme economiche e di incentivi agli investimenti, promessi dai tecnocrati, e bloccati fin qui dal parlamento uscente a maggioranza conservatrice.

Il presidente Rohani ha approfittato della giornata di ieri per presentare, insieme al suo omologo svizzero, il suo piano «Mondo senza violenza ed estremismo» (Wave). Rohani ha ribadito che in tutto il mondo è chiara la necessità di rafforzare il rispetto dei diritti umani e la lotta al terrorismo. «È tempo di tagliare le linee di rifornimento dei terroristi», ha tuonato il presidente iraniano, chiarendo bene quanto questa sia una delle sue priorità.

Se sul contrasto allo Stato islamico l’Iran si è sempre mostrato molto sensibile procedendo a decine di arresti di sospetti simpatizzanti del gruppo, non si può dire lo stesso sul fronte diritti umani. Appena sei giorni fa il giovane regista kurdo, Keywan Karimi, è stato condannato in via definitiva a un anno di carcere e 223 frustate per i contenuti critici dei suoi documentari.