L’Italia vuole tornare ad essere il primo partner commerciale con l’Iran. E annuncia una nuova fase nei rapporti economici con Tehran in occasione della visita a Roma del presidente Hassan Rouhani – prima tappa del suo viaggio in Europa. Il 14 luglio, l’Iran e il gruppo dei 5+1 (Usa, Russia, Cina, Regno unito, Francia + Germania) hanno raggiunto un accordo storico per la fine graduale delle sanzioni imposte al paese persiano per 9 anni, in cambio di un freno ai programmi nucleari. L’Iran rispetterà i patti e si aspetta altrettanto dalla controparte, ha fatto sapere Tehran. Ieri, Rohani ha dapprima incontrato al Quirinale il suo omologo italiano Sergio Mattarella, e poi il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Sulla Siria, Rohani, principale alleato di Bashar al Assad, ha detto che «per combattere efficacemente il terrorismo serve una grande coesione internazionale, e ognuno deve fare la propria parte senza ambiguità». Ovvero «occorre togliere eventuali appoggi internazionali al gran numero di combattenti non siriani». In merito alla situazione libica ha affermato che «senza un esecutivo, la Libia resterà in mano ai trafficanti di esseri umani ed è quindi necessario che tutte le parti trovino un accordo per un governo rappresentativo. Solo così – ha aggiunto – la Comunità internazionale si potrà impegnare». In ogni caso, dovrà essere il governo libico a chiederle aiuto.
Rouhani è accompagnato da una delegazione di governo composta da sei ministri e ha al seguito anche 120 imprenditori, impegnati oggi insieme al ministro dell’Energia iraniano Bijan Namdar Zanganeh nel Business Forum Italia-Iran, organizzato in collaborazione con Ice e Confindustria. Poi, la visita da papa Bergoglio. Obiettivo del viaggio, la firma di diversi accordi, che sono sul tavolo da novembre quando Rouhani avrebbe dovuto venire in Italia, ma ha disdetto dopo gli attentati di Parigi: accordi per complessivi 15-17 miliardi di euro, da realizzare prima di tutto nel campo petrolifero e dell’energia, ma anche in quello dei trasporti, delle infrastrutture e delle costruzioni. L’Italia non ha avuto una parte fra i mediatori ufficiali, anche se ha di certo premuto nei corridoi, interpretando la spinta dei grandi interessi economici nazionali di riportare l’interscambio tra Roma e Tehran ai livelli del 2010 (ossia a 7 miliardi di euro) e di far arrivare l’esport a 2,5 miliardi entro il 2018. Una cifra che, nel 2014, è scesa a 1,596 miliardi, con un saldo positivo per l’Italia di 714 milioni. L’Eni ha in Iran una importante presenza dal 1957, ma le sanzioni hanno bloccato gli affari. Ora dovrebbe arrivare una nuova ridefinizione del sistema contrattuale e appare prossima la soluzione relativa agli 800 milioni di arretrati dovuti dalla compagnia statale Nioc. Intanto, è già stata firmata una bozza di memorandum d’intesa per aumentare la cooperazione bilaterale nel campo delle perforazioni petrolifere con la National Iranian Drilling Company. Un’altra serie di contratti riguarderà il settore siderurgico e quello minerario, e accordi per 3,7 miliardi di dollari inerenti la fornitura di macchinari e impianti per produrre acciaio e alluminio.
Il governo ha perciò enfatizzato il ruolo dell’Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, e annunciato il viaggio del ministro dei Trasporti Graziano Delrio, che guiderà una nuova missione economica a Tehran, tra l’8 e il 10 febbraio.