Per migliorare le prestazioni degli avieri israeliani, che in questi giorni sono in piena attività sui cieli di Gaza, Tsahal e l’esercito italiano si eserciteranno assieme sui cieli della Sardegna a partire dal 21 settembre prossimo, nel quadro di attività pianificate sull’isola come spiega il “Programma per il secondo semestre 2014” preparato dal ministero della Difesa.

La notizia, uscita giorni fa in un articolo a firma Enrico Fresu sull’Unione Sarda, ha scatenato una reazione che, dal web alla giunta regionale, registra assai più che un malumore per una tempistica assai poco opportuna e perché va a innestarsi su una vecchia polemica: quella sulle “servitù militari” dell’isola tanto che a giugno il Comipa (Comitato misto paritetico sulle servitù militari, tavolo istituzionale istituito nel 1976 per conciliare i programmi delle installazioni militari con i piani territoriali regionali) aveva già bocciato il calendario dei programmi di addestramento per il secondo semestre del 2014 in polemica con lo Stato maggiore.

Ma alla calma che regnerà nel periodo estivo fino alla terza decade di settembre, si affiancherà tra meno di due mesi l’esercitazione congiunta con le forze armate israeliane che rientra dunque nelle attività previste tra i due Paesi da una legge del 2005, cosa che smentisce le dichiarazioni della Difesa secondo cui il trattato bilaterale non prevede operazioni di questo tipo. Sulla vicenda ieri la Rete Disarmo e altre organizzazioni pacifiste hanno chiesto al sottosegretario agli Esteri Lapo Pistelli di fermare immediatamente qualsiasi sostegno militare a Israele mentre la Rete della Perugia Assisi sta preparando una lettera aperta al ministro della Difesa Roberta Pinotti (che finora non si è espressa) e Sel sta preparando un’interrogazione parlamentare.

Sulle esercitazioni (chi insegnerà a chi?) il documento è parco di notizie ma dice che gli israeliani voleranno con caccia F15 e F16 su Capo Frasca (costa centro occidentale) assieme ad altri aerei (dagli Amx ai Mirage) di vari alleati dell’Italia. Sganceranno “artifizi” inerti – come si chiamano in gergo – che possono arrivare a 1 tonnellata di peso tanto che il documento allerta le capitanerie.

La collaborazione con Tsahal – che se non altro almeno per motivi di “opportunità” appare del tutto fuori tempo e luogo – va dunque oltre il servizio appena reso dall’Alenia Aermacchi a Tel Aviv con la consegna, il 9 luglio scorso nella base aerea israeliana di Hatzerim, dei primi due velivoli da “addestramento avanzato” prodotti per la Israeli Air Force e che andranno a sostituire i TA-4 attualmente in servizio. Altri sei M-346 LAVI per la Iaf sono già in fase avanzata di assemblaggio finale mentre altri 5 velivoli sono nella fase di montaggio delle parti strutturali. Entro il 2016 è prevista la consegna dei 30 velivoli ordinati in totale.

La Sardegna ospita oltre il 60% delle “servitù militari” italiane (su un’area di 35mila ettari) e diversi centri e poligoni tra cui alcuni tra i più grandi d’Europa. Le polemiche sono in corso da tempo sia per motivi economici (danni al turismo) sia per motivi ambientali per la contaminazione, anche da sostanze radioattive, di una vasta area del territorio dell’isola che ospita strutture e infrastrutture di cui si serve, oltre alla Difesa italiana, anche la Nato: soltanto i poligoni sono sette di cui quattro permanenti – Perdasdefogu, Capo Frasca, San Lorenzo e Teulada – e tre occasionali – Iglesias, Cagliari e Macomer.

Nel 2006 il Comipa ha bocciato i progetti presentati dalle autorità militari per la realizzazione di una pista tattica a Quirra (sito già noto per il forte inquinamento ambientale), la costruzione di una recinzione a Macomer e l’imposizione di servitù militari a protezione dell’impianto di Serrenti e del Monte Limbara.