Con due parolette buttate là quasi a casaccio di fronte alla Direzione Pd, Matteo Renzi rovescia come un calzino l’Italicum: «Sarebbe meglio il premio alla lista anziché alla coalizione». Che il presidentissimo avesse in mente questa “lieve” correzione alla legge partorita nelle segrete stanze del Nazareno era noto da settimane, ma la tentazione assume ora i contorni di una proposta precisa. E incamera subito, a sorpresa, il sì dell’Ncd. «Siamo assolutamente favorevoli», risponde Angelino Alfano e non lesina spiegazioni: M5S e Pd non hanno bisogno di coalizzarsi, mentre «il centrodestra è frammentato tra europeisti e antieuropeisti, dunque non è più coalizzabile».

Gli scissionisti di Fi, in concreto, vogliono poter correre da soli, senza essere costretti a un’alleanza che li riporterebbe sotto il tallone di Arcore o addirittura li costringerebbe ad abbracciare una Lega che ha ripreso più che mai vigore. Nella versione originaria della legge nazarena, con due soglie diverse per i coalizzati e i solitari, sarebbero stati costretti ad allearsi, essendo di fatto proibitiva la soglia per i partiti non coalizzati. Col premio alla lista, la doppia soglia invece scomparirebbe. Anche così, però, correre da soli vuol dire giocarsi tutto alla roulette russa. Il premio alla lista avvantaggia giocoforza il voto utile: non a caso Renzi, nello stesso discorso, si è schierato senza mezzi termini a favore del bipartitismo.

21desk sotto sinistra berlusconi-silvio

Il segreto, probabilmente, va individuato in un altro passaggio, piuttosto sibillino, del discorso di Alfano: «Va rivista la soglia di sbarramento tecnico che bisogna calcolare per accedere a quel 45% di rappresentanza degli italiani, se il 55% va al primo partito». Potrebbe profilarsi qualcosa in più dell’ovvia richiesta di abbassare la soglia. L’Ncd potrebbe chiedere di modificare il sistema di calcolo delle percentuali, in modo che siano valutate non sul totale del corpo elettorale ma sul 45%. In ogni caso, con una soglia sensibilmente abbassata, i centristi avrebbero ottime possibilità di entrare in Parlamento per poi proporsi, in caso di ballottaggio, nelle vesti di junior partner, come dichiara all’Huff Post Quagliariello.

L’incognita è Fi. A botta calda fioccano i no. «Se questo è il metodo di Renzi non si va da nessuna parte: pronti a discutere ma senza imposizioni leonine», attacca subito la testa calda Brunetta. E’ tutt’altro che isolato: il coro azzurro è unanime e concorda con lui. Persino Verdini avrebbe consigliato al capo di puntare i piedi: «Così siamo morti: al ballottaggio ci vanno Pd e M5S». Invece il cavaliere è tentato dall’accettare, e del resto quel passaggio del discorso di domenica, «vinceremo da soli», puntava in quella direzione. In parte dipende dal fatto che anche re Silvio, dopo vent’anni di tormenti, delle coalizioni non ne può più e ritiene che col premio di lista, pur perdendo le prossime elezioni politiche, spazzerebbe via ogni formazione di destra, con la sola esclusione del Carroccio. Sempre che, però, le soglie non vengano abbassate di molto, come chiederà Alfano. In parte maggiore, il “suicidio” azzurro risponderebbe a logiche e a mercanteggiamenti che c’entrano sì con gli interessi di Berlusconi, non con quelli politici però.

Infine il centrosinistra: il premio alla lista spazzerebbe via ogni possibile concorrenza, ma senza il ritorno delle preferenze eliminerebbe anche ogni dissenso interno al Pd. Non ha tutti i torti l’azzurra Ravetto quando afferma che così «il Pd diventerebbe la Lista Renzi».