La posizione di Izquierda Unida e di Podemos dopo il voto del 26 giugno è stata espressa sia da Alberto Garzon, sia da Pablo Iglesias. Entrambi hanno sottolineato il risultato negativo, almeno rispetto alle premesse, ed entrambi hanno specificato che ora c’è bisogno di fare delle analisi sul risultato elettorale senza farsi prendere dalla fretta. Fran Perez è un dirigente di Izquierda Unida, della segreteria internazionale del partito della sinistra spagnola. Nei giorni precedenti il voto ha ricevuto alcune delegazioni internazionali, tra le quali anche Syriza e L’altra Europa con Tsipras. Filosofo e insegnante è stato anche il responsabile della «Revista Politica» di Izquierda Unida.

Fran Perez di Izquierda Unida
Fran Perez di Izquierda Unida

Partiamo dalla valutazione del voto. Sono passati tre giorni: la sensazione è ancora quella di delusione?
Sicuramente siamo rimasti sorpresi in negativo: l’obiettivo dell’alleanza Unidos Podemos e di tutta la campagna elettorale era quello di superare il partito socialista e porre le basi per un «governo del cambio». La finalità non era certo solo quella di confermare la posizione elettorale di dicembre.

Cosa può aver influito sul mancato sorpasso al Psoe e su dati diversi da quelle che erano le attese?
Ci sono vari fattori. Innanzitutto va detto che i sondaggi hanno contribuito non poco, secondo me, al risultato elettorale. Abbiamo commesso l’errore di fidarci di sondaggi che forse hanno avuto come scopo principale quello di polarizzare il voto. Si è creata la sensazione che da una parte ci fosse il partito popolare, dall’altro il socialismo bolivariano. In questo modo si è giocato a portare al voto la destra in massa, mobilitata per scongiurare il pericolo «comunista» costruito ad arte. La campagna elettorale è stata fortemente influenza da questi sondaggi.

Di questa «paura» si è avvantaggiato anche il partito socialista?
Sì, andrà di sicuro analizzato per bene l’esito, ma è chiaro che tanto i popolari quanto i socialisti hanno cavalcato la medesima onda. Creare paura nell’elettorato, descrivere Unidos Podemos come dei pericolosi sovversivi. Alla fine credo che anche il Brexit possa aver influenzato l’esito del voto, perché seppure con pochi giorni a disposizione la narrazione che si è offerta è stata quella di minacciare un crollo della borsa e disastri economici, ancora peggiori di quelli già esistenti, anche qui in Spagna. Si è detto: «vedete se vincono i populismi che disastro, anche la Spagna è a rischio». E questo forse ha contato più di quanto ci aspettavamo.

Che pensi dei dati che però dicono che il milione di voti mancanti all’alleanza potrebbe essere quello dei giovani?
Dovremo analizzare con calma tutto. Io ho dei dubbi perché il nostro elettorato forte è proprio quello dei giovani. Noi eventualmente abbiamo più problemi con la popolazione matura, più concentrata su temi quali la sicurezza e meno incline ad appoggiare cambiamenti, specie se vengono presentati da tutti i media come potenzialmente pericolosi.

Per voi di Izquierda Unida ora si apre una fase tutto sommato conosciuta, siete abituati a stare all’opposizione. Per Podemos il discorso è diverso, perché non ha un radicamento sociale. Riuscirete a portarli sul vostro terreno?
Per noi è assolutamente normale, sì. Noi abbiamo capacità di mobilitare, siamo nelle lotte. Podemos meno, ma credo che ormai il percorso sia tracciato e penso che Unidos Podemos saprà avere un ruolo importante anche all’opposizione. Staranno insieme a noi e faremo opposizione insieme.

Quali scenari si potrebbero aprire ora?
Il governo credo ci sarà, in qualche modo lo faranno. Ma sarà un governo debole e potrebbe durare poco. Per noi quindi si apre un momento diverso. Dovremo fare opposizione in parlamento e per le strade, è lì che dovremo tornare. Perché per quanto dicano il contrario, la situazione economica è ancora pesante e sceglieranno altre misure forti contro i diritti delle fasce più deboli, altre privatizzazioni e nuove forme di esclusione sociale. Dovremo saper lottare e prepararci a una nuova fase politica.