Sulla cosiddetta «emergenza profughi» nel mondo politico tedesco è guerra di tutti contro tutti. Appaiono lontanissimi i giorni degli applausi ai migranti in arrivo alla stazione di Monaco: ora il clima è cambiato, e il dibattito pubblico gravita ossessivamente attorno alla limitazione dell’afflusso dei richiedenti asilo. Un recente sondaggio della tv pubblica Zdf registra il mutamento d’umore: la maggioranza dei tedeschi pensa che il Paese non possa fare fronte all’ingente massa di profughi (577mila nei primi 8 mesi del 2015). Vacilla l’«egemonia morale» che alcuni osservatori si erano affrettati a riconoscere alla Germania «umanitaria».
La cancelliera Angela Merkel è sotto attacco. I più scatenati contro di lei sono gli ultra-conservatori di Alternative für Deutschland, che vogliono denunciarla per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ma ciò che la disturba di più è senz’altro il «fuoco amico»: quello di settori del partito di cui è la leader, l’Unione democristiana (Cdu), e quello del governatore della Baviera Horst Seehofer, numero uno dell’Unione cristiano-sociale (Csu), partito-fratello della Cdu nel ricco Land meridionale. Seehofer parla ormai da capo dell’opposizione: in ogni circostanza possibile attacca la politica della cancelliera, e venerdì scorso ha minacciato di portare il governo federale di fronte alla Corte costituzionale. Una boutade alla quale non seguiranno azioni concrete – nulla è stato detto circa la base normativa su cui farlo -, ma che dà la giusta misura del livello di scontro in atto.
Il governo bavarese vorrebbe sostanzialmente rispedire indietro i profughi che varcano il confine provenendo dall’Austria, ma non ne ha la competenza: il controllo delle frontiere nazionali è appannaggio di Berlino. Non solo: Seehofer chiede a Merkel di «dare un segnale circa l’immediata limitazione dell’immigrazione». Cosa che giustamente la cancelliera non fa nei termini in cui il leader Csu vorrebbe, perché la Costituzione tedesca non prevede che si possano porre limiti numerici al riconoscimento dell’asilo. Nel rifiutarsi di dare retta al governatore bavarese, Merkel finisce per superare a sinistra il partito socialdemocratico (Spd), i cui vertici ritengono impossibile che la Germania possa accogliere ogni anno più di un milione di persone: così affermano il vicecancelliere Sigmar Gabriel e il ministro degli esteri Frank-Walter Steinmeier in un intervento pubblicato nel settimanale «der Spiegel» da ieri in edicola. Nell’indicare quel numero – un milione – i due dirigenti socialdemocratici stanno, di fatto, dando ragione a Seehofer e torto a Merkel, definendo una sorta di limite massimo oltre il quale la Repubblica federale dovrebbe negare l’accoglienza.
Gabriel e Steinmeier sono stati duramente criticati dalla portavoce della sinistra interna della Spd, Hilde Mattheis: l’accusa è di «assumere toni populisti che danneggiano la cultura dell’accoglienza». Anche la leader dei giovani del partito (Jusos), Johanna Uekermann, non ha gradito l’uscita dei due membri del governo: «Invece di fare ipotesi su numeri, bisogna investire sull’integrazione». Chi difende la linea dei vertici del partito controbatte che non c’è nessuna vicinanza con le posizioni della Csu, ma semplicemente la preoccupazione per la situazione in cui si trovano i comuni, con pochi mezzi per fare fronte all’arrivo di profughi ogni giorno.
Grandi turbolenze politiche anche all’interno dell’esecutivo della Turingia, retto da una coalizione fra Linke, di cui è membro il governatore Bodo Ramelow, Spd e Verdi. Qui il pomo della discordia è il voto che esprimeranno i rappresentanti del Land sulle annunciate nuove norme – più restrittive – in materia di asilo e immigrazione quando il disegno di legge arriverà al Bundesrat, la camera dove siedono i governi regionali. La Linke è per il «no», gli alleati per il «sì»: in casi come questo è prassi che i rappresentati al Bundesrat si astengano (il voto è in blocco), ma la Spd minaccia la crisi se non si farà secondo il suo volere. A poco meno di un anno dall’insediamento, il governo progressista della regione di Erfurt e Weimar è di fronte a una difficile prova di tenuta.