Alla Lombardia saranno tagliati 285 milioni di euro. Al lazio 222,5, 172,5 alla Campania, 193 alla Sicilia e 190 al Veneto. E così via per tutte la sanità di tutte le regioni italiane. Questo è il risultato del voto di ieri alla Camera dove il governo Renzi ha incassato la 43esima fiducia del suo mandato con 384 sì e 185 no. Il provvedimento, già approvato in prima lettura dal Senato, dovrà essere approvato entro il 7 agosto. Il governo Renzi ha fatto così passare un provvedimento essenziale per l’austerità in un Dl originariamente pensato per allentare il patto di stabilità dei comuni del Veneto colpiti da una tromba d’aria, per risolvere problemi legati a un concorso per dirigenti delle agenzie fiscali, per stabilizzare 6 mila lavoratori socialmente utili calabresi o per permettere alla regione Lombardia di entrare nella società che controlla l’autodromo di Monza per salvare il buon nome dell’Italia nel circuito della formula 1 mantenendo in vita la corsa dei bolidi miliardari. I tagli alla sanità approntati nella «spending review» gestita dal Pd Yoram Gutgeld potranno procedere in continuità con i 40 miliardi di euro (fonte: Corte dei Conti) già fatti dal 2008. Quelli che hanno aumentato di 8 miliardi di euro le tasse comunali tra il 2010 e il 2014.

Ma la ministra della Sanità Beatrice Lorenzin (Ncd) ribadisce che «questi non sono tagli», ma «risparmi». 10 miliardi in tre anni (all’incirca 2,3 ogni anno) serviranno, a suo avviso, per «ottimizzare la sanità pubblica, la migliore al mondo» all’interno del «Patto della Salute» stabilito un anno fa. A sua difesa cita l’accordo con lo Stato firmato «all’unanimità» dalle regioni in una conferenza convocata ad hoc. Il sottosegretario all’economia Pierpaolo Baretta ha specificato: gli interventi di «risparmio» (o di «taglio», a seconda del gusto del cittadino) consiste precisamente nel fatto che lo Stato non erogherà alla regioni le cifre stabilite pari all’ammontare del taglio (pardon, risparmio) stabilito da Palazzo Chigi via Gutgeld. «Chi sostiene che vogliamo smontare la sanità pubblica, che è una delle migliori al mondo, racconta la bufala dell’estate» sostiene Federico Gelli, responsabile sanità del Partito democratico. Ma sono in pochi a credere alla «larga intesa» Pd-Ncd. A cominciare dal neo-governatore della Puglia Michele Emiliano (Pd) che nei giorni scorsi aveva attaccato Lorenzin che si è fatta sopravanzare dalla «cabina di regia» sulla «spending review» diretta da Gutgeld, cioè da un suo collega di partito.

Nei fatti si tratta di una serie di provvedimenti volti alla ricontrattazione dei contratti in essere nella fornitura di macchinari medici per ridurre la spesa sanitaria per l’acquisto di beni e servizi (550 milioni nel 2015 e 792 nel 2016). Si parla di rinegoziare i prezzi dei rimborsi dei medicinali a carico dell’Ssn e di riduzione delle prestazioni inappropriate nell’ambito delle visite specialistiche. Per Luigi Di Maio (Movimento 5 Stelle) quello di ieri è l’«ultimo atto di un piano criminoso» del governo. Viene massacrata la sanità pubblica». Per Arturo Scotto (Sel): «è una cosa scandalosa, il diritto alla salute non è più una garanzia».