«Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei»: i proverbi saranno pure la saggezza dei popoli, però questa perla in particolare è riuscita a rendere ancora più torbide le già sconsolanti abitudini della lotta politica in Italia. Da qualche giorno, con picco vicino al parossismo ieri, la campagna elettorale si combatte non contrapponendo programma a programma, o squadra a squadra, ma endorsement a endorsement. Apri un social e vieni sommerso da grida indignate: come potete pensare di votare come vota questo reprobo? Segue lista di intoccabili, di solito con in testa Salvini anche se a Roma il ruggente leghista conta zero. Per la verità nel poco nobile esercizio, in questa campagna, campeggia il Pd: rinfaccia a Virginia Raggi l’appoggio di Salvini come quello dell’ex sindaco Alemanno, e passi; quello di Ignazio Marino, che indicarlo come appestato da parte del partito che lo candidò non brilla per eleganza; quello di CasaPound, arrivato fresco ieri mattina con grande scandalo degli amici di Giachetti, poi purtroppo per il medesimo smentito: «Esprimiamo la più assoluta equidistanza. Per noi Giachetti e Raggi sono la stessa cosa in termini di nullità politica».

Particolarmente scottante la dichiarazione dell’avvocato Carlo Taormina. Il principe del foro, per la verità, non parla – anzi straparla – di Roma, ma di Orlando, Florida. Con tutto il garbo che connota l’uomo, twitta che «se si fossero baciati due etero non sarebbe successo niente». Messa così e salvo ulteriori specifiche, purtroppo non pervenute, il cinguettio butta sul ripugnante estremo, ma che c’entra con le elezioni a Roma? C’entra, perché a suo tempo il sospetto omofobo aveva dichiarato la sua convinta adesione al M5S, unico freno contro «renzusconi». Avete davvero il fegato di votare come costui? Comprereste un voto usato da Taormina?

C’è di peggio? Purtroppo sì. Stefano Esposito, quello che faceva l’assessore ai trasporti romani su ordine di Renzi, forte del non conoscere Roma e meno ancora gli autobus in generale, commenta l’assoluzione di Carmine Fasciani e dei Triassi a Ostia dall’accusa di associazione mafiosa con un brillante: «Vediamo chi ci sarà venerdì ad applaudire la Raggi a Ostia».

A prenderla sul serio Totò Riina potrebbe da domani decidere chi perde le elezioni semplicemente dichiarando le propria esiziale simpatia. Virginia Raggi ha tutto il diritto di lamentarsi e sarebbe opportuno che quanti nel Pd ancora tengono a una parvenza di civiltà politica rinunciassero ai colpi bassissimi. Però è anche vero che il medesimo Pd è stato più volte vittima dello stesso killeraggio: tra Verdini e cosentiniani vari il «dimmi con chi vai» è stato adoperato spesso e a sproposito come argomento contundente. Le cose stanno diversamente in caso di apparentamento o di alleanza esplicita e persino quando un appoggio elettorale venga apertamente richiesto in nome di cause comuni. Lo sgambetto dovrebbe invece essere bandito quando nulla di ciò si verifichi. Anche perché si sa che imbarbarimento chiama imbarbarimento. Come nello spinoso caso del Festival del Cinema in corso a Trastevere: un sedicente volantino a 5 stelle lo denunciava come fonte di insopportabile brusio. Il commento inviperito di Giachetti è arrivato poco puntuale: due ore prima i 5S avevano dichiarato di non sapere niente di quel volantino. Forza amici e compagni. Si può fare politica in altro modo.