Tra le pagine meno note o completamente dimenticate del cinema italiano c’è quella della Bertolazzi Film e dei film di pirati girati sul lago di Garda. Un’avventura durata pochi anni riscoperta nel documentario Quando il Garda era un mare – La magnifica avventura della Bertolazzi Film di Franco Delli Guanti e Ludovico Mallet, presentato nelle ultime settimane al 63° Trento Film Festival, all’interno della sezione Orizzonti vicini, e al Busto Arsizio Film Festival. Un appassionato lavoro di ricerca, ricostruzione e documentazione con spezzoni dei film, cinegiornali, tante fotografie e interviste ai protagonisti ancora in vita o ai loro eredi, come Carmen Bertolazzi figlia di Walter, il perno intorno al quale ruota questa storia, un uomo soprannominato «il Fitzcarraldo italiano». La storia inizia nel 1953, un anno prima dell’uscita di Ulisse di Mario Camerini prodotto da De Laurentiis e Ponti, con la costruzione nei cantieri di Anzio dell’imbarcazione per il protagonista Odisseo. Bertolazzi, gardesano ingegnere nautico e all’epoca gestore del Cinema Corso a Bolzano, la vide inutilizzata a Ostia nel 1959 e propose ai produttori: «Perché non la portiamo sul Garda e apriamo un ristorante di pirati sul lago?».

E così fu: De Laurentiis acconsentì, a patto che l’ideatore si occupasse del trasporto. La nave Circe scese il Tirreno, passò lo stretto di Messina e lo Jonio, risalì l’Adriatico e, per un tratto, il Po. Da Mantova proseguì su strada con un trasporto eccezionale (misurava 37 metri di lunghezza e sette di altezza) fino a Desenzano, dove venne rimessa in acqua: dovettero tagliare i cavi elettrici lungo il percorso del convoglio e riallacciarli subito. Nel frattempo l’idea del ristorante aveva lasciato il posto a una ben più ambiziosa, che la nave essere utilizzata di nuovo per girare film, stavolta nella sua nuova sede. Anche perché i film di pirati a Hollywood erano un filone di successo e li si potevano imitare o reinventare, un po’ come sarebbe accaduto qualche anno più tardi con gli spaghetti western», in Italia.

Fabio Testi, cresciuto lì vicino, che era molto giovane e iniziò proprio facendo la comparsa, la ricorda così: «Peschiera era diventata una mini Cinecittà sull’acqua». C’era fermento e anche molte opportunità lavorative. La testimonianza di Steve Della Casa è sul cinema del dopoguerra, la grande richiesta di film, i 900 milioni di biglietti venduti in quegli anni e aggiunge: «I pirati sono una tradizione del cinema, da Errol Flynn in poi».
La prima produzione fu La scimitarra del saraceno (1959) di Piero Pierotti con Lex Barker, Chelo Alonso e Massimo Serato, realizzato dalla Romana Film di Fortunato Misiano, che ebbe un ruolo decisivo al fianco di Bertolazzi in questa «Cinecittà sul Garda». Umberto Lenzi ricorda la produzione che faceva sceneggiati, film d’avventura e musicarelli. Per quel film girarono anche nel castello di Sirmione, nelle prigioni di Peschiera e nelle strutture della Fiera di Verona che già Carlo Lizzani aveva utilizzato per una parte de Il processo di Verona. Costruirono un vero teatro di posa dentro il cantiere di Bertolazzi e poi aggiunsero altri capannoni. Per I pirati della costa di Domenico Paolella, il secondo film della serie, allestirono un’altra nave, poi altre per le successe produzioni: prendevano battelli in disuso come rottami e li adattavano allo scopo, modificandoli e rendendoli di nuovo in grado di navigare.

Grazie alla presenza ancora di Barker e vendettero il film all’estero e l’avventura continuò. Tra le protagoniste c’era anche Liana Orfei che ricorda: «Barker era affascinante con una vena di tristezza misteriosa. Era un compagnone ma stava un po’ a parte». «Fu un’esperienza molto bella. Non sapevo nuotare e dovevo tuffarmi tra le bombe che rappresentavano le cannonate» aggiunge la Orfei: «E c’erano le bisbocce finito di girare, mangiavamo tantissimo». Nel ’60 è l’ora de Il terrore dei mari ancora di Paolella con Silvana Pampanini. Poi nel ’61 arriva Le avventure di Mary Read il primo film di Umberto Lenzi che lanciò una Lisa Gastoni spadaccina. Per I moschettieri dei mari di Steno con Anna Maria Pierangeli (là nacque la sua tormentata storia con il compositore Armando Trovajoli), nel ’62, costruirono la Santa Maria lunga 57 metri e un villaggio caraibico sulle rive del canale di Peschiera, con i turisti che stavano a osservare il set, mentre arrivavano i soldati afroamericani dalla base Nato di Vicenza a fare le comparse. «Quando si girava arrivava gente da tutti i paesi intorno» ricorda ancora Testi.

Seguono Odio mortale di Francese Montemurro (con molte scene girate da Luigi Comencini) con Amedeo Nazzari e  Sansone contro i pirati (1963) con Kirk Morris e Sansone contro il Corsaro nero. Ma a metà anni ’60 il genere stava perdendo pubblico, anche per il successo degli sceneggiati tv. Le navi della Bertolazzi e il lago di Garda furono utilizzati per la serie francese Les corsaires. Il 16 agosto 1966 un fortunale disormeggiò alcune navi che si frantumarono sul ponte del canale. Bertolazzi dovette dichiarare fallimento. Testimonia la figlia Carmen: «Mio padre viveva il presente, non pensava al futuro, non aveva accantonato nulla, rimase senza riserve e dovette chiudere».

Ultimo film fu il tedesco Die Schatzinsel di Wolfgang Liebenetner. Oggi resistono ancora resti delle capanne di legno nascoste nel bosco. Il film, prodotto dal centro culturale «La firma» di Riva del Garda ripercorre l’avventura quasi folle e restituisce la tenerezza e la semplicità di film non memorabili, dove le navi navigavano in un mare piatto e, anche in alto mare si vedeva sullo sfondo la sagoma delle Prealpi.