Sulla collina dove i bambini del paese, quando scende la neve, vanno con la slitta si sarebbero dovute costruire quaranta villette. In una zona, per di più, a rischio idrogeologico. La decisione di una sindaca, coraggiosa e determinata, di restituire quel pezzo di terra a uso agricolo, tramite la variante del piano regolatore, l’ha portata in tribunale, per abuso d’ufficio.

Assolta con formula piena ha recentemente ricevuto a Casale Monferrato il premio di Ambientalista dell’anno, intitolato a Luisa Minazzi, attivista di Legambiente, deceduta dieci anni fa a causa di un mesotelioma.

Lei è Matilde Casa, classe 1963, laureata in agraria, a guida di una giunta tutta al femminile. Il suo comune è Lauriano, 1500 abitanti sulle colline del Po a meno di 40 chilometri da Torino. Un piccolo centro è così diventato un modello virtuoso per la salvaguardia del territorio in contrasto al cemento.

Quel provvedimento urbanistico le ha causato una denuncia da parte di un privato per abuso d’ufficio per «avere provocato intenzionalmente un danno ingiusto». Il ricorso ha innescato un processo penale con un rinvio a giudizio per abuso d’ufficio nei confronti della sindaca, del segretario comunale e del responsabile dell’ufficio tecnico. Poi, a giugno 2016, è arrivata la sentenza finale di piena assoluzione da parte del Tribunale di Torino. Una battaglia solitaria e impegnativa, attenuata solo dal sostegno dei cittadini.

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Matilde Casa

«Sono al secondo mandato amministrativo – racconta Matilde Casa -, ero stata eletta con una lista civica nel 2008 e sono stata rieletta nel 2013. Da sempre, al primo posto nel nostro programma vi era il tema della tutela del suolo e del territorio. Fin dall’inizio, quando decidemmo di rinunciare al finanziamento regionale di 430 mila euro dalla Regione Piemonte per la costruzione ex novo della scuola elementare, fuori dal concentrico. Con fondi nostri acquistammo un immobile abbandonato di proprietà del Cottolengo nel centro del paese. Lo recuperammo. Divennero la sede del municipio e della scuola, con un impianto unico per risparmiare dal punto di vista energetico. Poi, puntammo sulla qualità dell’ambiente sull’illuminazione pubblica a led e sul fotovoltaico, che posizionammo su proprietà comunali, anticipando le norme provinciali». Lauriano diventò il primo comune in Piemonte con le casette dell’acqua pubblica.

Uno degli atti più importanti fu la variante del piano regolatore, iniziata negli anni 2009-2010. La giunta decise di diminuire le aree edificabili, una scelta politica dettata dal calo demografico e dal numero di case sfitte o da ristrutturare, un terzo sul totale. «Ci siamo confrontati con l’ufficio tecnico – continua la sindaca – e abbiamo stralciato un’area con problemi di viabilità e a rischio idrogeologico. La variante, approvata dal consiglio comunale, ha seguito un iter e ottenuto l’approvazione della Regione. Per me e per gli abitanti, quella collina è un luogo del cuore: il luogo dove i ragazzini vanno con la slitta quando nevica. Caratterizza il nostro paesaggio. Ma uno dei proprietari del terreno mi ha denunciato con il segretario comunale e il responsabile dell’ufficio tecnico per aver subito un danno».

Così, Matilde Casa è stata raggiunta da un avviso di garanzia nel 2014; il Gup l’ha rinviata a giudizio perché «volontariamente noi avremmo creato danno a un privato abusando del potere d’ufficio, trasformando un terreno edificabile in agricolo». È seguito il processo, «per me un atto di grande impatto emotivo e psicologico. È durato un anno. Mi sono sentita persa anche se ero convinta di aver fatto una cosa giusta e meritoria per la mia comunità».

Spuntarono anche speculazioni. Matilde ripensa a un articolo che uscì su La Stampa: conteneva critiche e parlava di amministrazioni pubbliche troppo burocratizzate nei confronti degli imprenditori. Soltanto nella primavera del 2016 gli avvenimenti hanno subito una svolta. «Ho partecipato a un convegno sul consumo di suolo in vista della stesura della legge regionale. Ho raccontato la mia vicenda, in cui avevo applicato la legge ante litteram. Da allora, l’opinione pubblica si è mossa; Change.org ha aperto una sottoscrizione che ha raccolto mille firme da tutta Italia. I media nazionali si sono interessati al caso e il giornalista Sergio Rizzo, sulla prima pagina del Corriere della sera, ha difeso la mia posizione. Non mi sono più sentita sola, a battermi contro i mulini a vento. È cambiata la mia prospettiva psicologica. Il 7 giugno 2016 sono stata assolta perché il fatto non sussiste e pure gli altri due imputati». La richiesta del pm era di un anno e mezzo di reclusione, accompagnata dalla richiesta risarcimento di 120 mila euro da parte dell’imprenditore.

Per lei e la sua amministrazione è stato un periodo complesso. «Mauro Carena, sindaco di Villar Dora, in Valsusa, in quanto avvocato mi ha offerto assistenza legale inquadrando bene la questione e concentrandosi sul fatto che i terreni avevano un vincolo idrogeologico e presentavano problemi di sicurezza. A favore, la testimonianza di un dirigente della Regione che confermò l’attenzione del nostro comune per la salvaguardia ambientale. La nostra era stata una scelta politica in direzione della sicurezza e della tutela del territorio. Che un sindaco non possa intervenire per prevenire il dissesto ma solo in presenza di un pericolo o di un’emergenza è un tema su cui riflettere. Quale sarebbe, allora, il mio ruolo? Che ci starei a fare?».

Lauriano è divenuto un esempio. «Altri enti locali possono ispirarsi alla nostra esperienza nella stesura dei piani regolatori. Molti mi dicono che sono stata coraggiosa e che non l’avrebbero fatto al mio posto. Ho ricevuto attestati di stima e di solidarietà da tantissime persone e organizzazioni».

Legambiente l’ha candidata al Premio Luisa Minazzi; trenta i nomi e otto i finalisti selezionati da una commissione. «Sono onorata per tale riconoscimento. Mi è piaciuto il fatto che la commissione abbia premiato un amministratore, cioè chi vive a stretto contatto con le problematiche delle persone e del territorio e cerca di compiere scelte responsabili. Non sopporto quelli che si lamentano del loro incarico, perché a differenza di chi è obbligato a lavorare, noi possiamo sempre scegliere di restare o no. In questi otto anni, ho raggiunto una maggiore consapevolezza della mia attività e del lavoro di squadra. Questi ultimi due sono stati molto impegnativi, ma hanno dato risultati buoni. Per me, la resilienza è la capacità di rendere positivo qualcosa che sembrava negativo».