Uno specchio dell’Italia che non ha paura di mostrare lati inquieti e oscuri, ma anche fragilità. È Montalbano, anzi il commissario Salvo Montalbano nato dalla penna di Camilleri e dal 1999 diventato una sorta di brand della televisione pubblica, con ascolti record dagli otto milioni di media ai dieci addirittura degli ultimi quattro episodi, e i suoi paesaggi siciliani. «Di una Sicilia che non esiste – spiega il regista Alberto Sironi – e che abbiamo inventato noi, arcaica, irreale, mitologica».

Luca Zingaretti è il volto di Montalbano, che secondo Aldo Grasso: «ha sovrapposto la sua fisionomia a quella del commissario», completando così « la quadrilogia dell’investigazione televisiva italiana, insieme con il tenente Sheridan (Ubaldo Lay), il commissario Maigret (Gino Cervi) e Nero Wolfe (Tino Buazzelli)». Ai ventisei episodi finora prodotti se ne aggiungono due nuovi che Rai uno trasmetterà lunedì 29 febbraio – Una faccenda delicata – e il 7 marzo – La piramide di fango, dai toni assai diversi. Il primo partendo dall’assassinio di un’attempata prostituta mescola sottostorie – un caso di presunta pedofilia – ai consueti toni di commedia con i comprimari del commissario, Mimi Augello (Cesare Bocci), Fazio (Pepino Mazzotta) e l’immancabile Catarella (Angelo Russo) insieme al rapporto con la fidanzata storica, Lidia.

Ne La piramide di fango, invece, Montalbano si troverà a fare i conti con un grande giro di corruzione. «Sono film diversi tra loro – ha spiegato Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction con Palomar di Carlo Degli Esposti a produrre i due nuovi episodi – il primo tratta di una commedia umana l’altro l’indignazione di quello che ha di fronte. La scoperta dei danni causati dalla collusione tra politica, potere e organizzazioni mafiose».

Secondo Luca Zingaretti, Montalbano non è cambiato nel corso del tempo: «Piuttosto è l’Italia che è cambiata, in parte in peggio in parte in meglio. Forse ha atteggiamenti diversi. Io guardo me stesso, e mi sento uguale a quando avevo 18 anni, così è per Montalbano che conserva quella fanciullezza che piace tanto al pubblico. È un personaggio che nasce dal ricchissimo mondo interiore di Camilleri; non segue cose particolari ma cerca di ottenere quello che gli serve per vivere. Sembra una stupidaggine ma non lo è, anzi ha un effetto deflagrante sul pubblico».

Al fianco di Montalbano, una «nuova» Livia, Sonia Bergamasco: «Non diventa un’altra persona – rassicura l’attrice – tende solo a rinsaldare il suo rapporto con Salvo e a trovare una sua forma di morbidezza e di sorriso». E a chi chiede di un Montalbano trasportato su grande schermo, Sironi risponde: «Camilleri ha scritto l’ultimo episodio che è chiuso nei cassetti della Sellerio. L’abbiamo letto ma ovviamente non riveleremo il contenuto. Ecco, quello potrebbe essere un film per il cinema».