L’Hackmeeting è una moltitudine di incontri collettivi o ravvicinati, vis-à-vis su temi in costante divenire. Due temi sono stati la scrittura collettiva e come superare gli stereotipi di genere.

La tavola rotonda Hack your gender ha portato la discussione sulle differenze di genere nella cultura hacker parlando di server autonomi alternativi, hacklab femministi ed eventi internazionali come il transhackfest. La voglia di modificare la policy di Hackmeeting era cominciata già l’anno scorso, non dando affatto per scontato che l’ambiente sia automaticamente antisessista. Samba è maschio ma indossa una gonna e spiega come questo sia un hack per creare gender-bender e facilitare il superamento degli stereotipi di genere. «Una semplice gonna mette in dubbio il mio genere e crea confusione in chi cerca di catalogarmi, critica e sovverte l’ordine prefissato per cui l’uomo debba fare certe cose e non farne altre. Rappresenta un hack su sé stessi, come da manifesto di Hack IT: hacker è chi si vuole gestire la propria vita, operando sulla macchina-sistema e manipolando anche la propria identità». Un altro hack è un video game proposto da Suki dove il gioco è la storia di un trans; il gioco è incentrato sulla la possibilità del passaggio F2M (da femmina a maschio) o M2F. Durante il gioco si cambia sesso confrontandosi a tutte le problematiche che questo comporta, dagli ormoni alla reazione sociale. Viene raccontata l’esperienza del CryptoRave brasiliano, partecipato da 3000 persone tra cui molti trans e immigrati, enorme diversità e molto più gender free degli italici incontri, sttolienando come le differenze non possono che migliorare quello che siamo.

L’incontro «gender-free acara» ha proposto come esperimento anti-sessista il notare le battutine o gli atteggiamenti presenti al fine di scoprire che c’è ancora sessismo e razzismo. Imparare a notare, perché essere antisessista non significa solamente non comportarsi in maniera sessista ma anche intervenire e bloccare qualcosa di sessista quando lo si nota. È infine nata l’idea di progettare una tre giorni di trans-hack o gender-hack in Italia.

All’hackmeeting si è parlato molto anche di scrittura collettiva, data la presenza di diverse comunità scriventi. Il progetto Maz, laboratorio di esperimenti narrativi, ha presentato un talk con il progetto Sic (Scrittura Industriale Collettiva), che viene presentato a partire dai due filoni dal quale è nato: uno è il gioco di ruolo dove si generano narrazioni collettive aperte a partire da un coordinatore che crea l’ambientazione di base, ma poi le scelte dei giocatori determinano la direzione dell’avventura; l’altro è quello del software libero, dove il codice è aperto e tutti possono intervenire e migliorarlo. Ma miglioramento è un concetto soggettivo nelle arti che dipende anche dal gusto, nella scrittura collettiva fanno notare che si è arrivati a risultati efficaci solo quando il gruppo è ristretto e condivide gli stessi obiettivi, approccio e idee come ad esempio Wu Ming.

Il metodo Sic tenta di far sì che tante persone senza conoscersi tra loro possano scrivere un testo letterario. Organizzazione del codice del testo: personaggi e ambientazioni, divisione del lavoro con struttura simile a quello della produzione cinematografica e rotazione dei ruoli. Chi scrive non prende decisioni, chi decide non scrive. Non è un sistema perfetto, rimane sempre informale, ma è un ottica di lavoro che funziona ed è efficace nel combattere il narcisismo per cui in un lavoro di gruppo si tende a proteggere il proprio. Con questo metodo è stato scritto il romanzo: «In territorio nemico», scritto a 230 mani. Ambientato durante l’occupazione tedesca in Italia alla fine della seconda guerra mondiale, è basato su aneddoti e racconti raccolti nelle famiglie degli scrittori. Il romanzo è sia un lavoro collettivo per metodo che come recupero della memoria storica sugli avvenimenti della resistenza. Un diverso approccio è quello di «Collane di Ruggine», che presenta: Love is in the air, eterei amori in forma d’onda sinusoidale: «Noi ci mettiamo d’accordo e ognuno scrive per sé, poi facciamo una revisione collettiva».

Il gruppo Ippolita, presentando il saggio Anime elettriche, dice di non avere un metodo, o meglio di improvvisare un metodo volta per volta a seconda delle persone e della situazione. Di come affrontare tecnicamente la scrittura collettiva si parla nel talk che propone di strutturare la scrittura attraverso il markdown per trattarla come codice ed elaborarla tramite i sistemi di controllo versione distribuiti, già utilizzati per le modifiche del codice sorgente di un software. Dal pubblico arriva il suggerimento di usare GitBook, strumento di questo tipo mirato proprio al costruire libri.