La Corte costituzionale dà ragione a Ali Bongo, confermando i 6 mila voti appena di scarto del presidente uscente sul rivale ed ex alleato Jean Ping nel voto presidenziale dello scorso 27 agosto. L’opposizione e gli osservatori internazionali avevano denunciato palesi irregolarità soprattutto nella regione dell’Haut-Ogooué, feudo storico della famiglia Bongo, che regna sul paese africano dal giorno della sua indipendenza. Ma il ricorso presentato si è infranto contro il verdetto pronunciato nella notte tra venerdì e sabato, «la corte proclama eletto Ali Bongo Ondimba con il 50,66 dei voti» ha detto Marie-Madeleine Mborantsuo, presidente della Corte costituzionale gabonese. Un’istituzione sulla quale del resto i ricorrenti nutrivano scarse speranze, essendo soprannominata “torre di Pisa” per la tendenza a pendere sempre dalla parte del potere.

Ricco di petrolio, saldamente nell’orbita di influenza francese grazie anche al lungo e incotrastato regno di Omar Bongo, padre dell’attuale presidente,, il Gabon si distingueva fino a ieri anche per la stabilità politica di cui aveva dato prova nel tempo. Ma all’indomani del voto e delle violenze esplose durante le proteste di piazza, con le forze di sicurezza che secondo l’opposizione avrebbero fatto oltre cento vittime, questa “buona reputazione” appare seriamente incrinata. Nella giornata di venerdì, termine ultimo per il verdetto della Corte sul voto, le strade della capitale Libreville sono state occupate e pattugliate da unità della polizia antisommossa e dell’esercito nell’intento di prevenire o impedire ulteriori violenze. Ma i sostenitori di Jean Ping hanno più volte dichiarato che non chineranno il capo di fronte alla prospettiva di un nuovo settennato per Ali Bongo.