Il sindaco di Roma Ignazio Marino e il suo assessore al Bilancio, Silvia Scozzese, hanno presentato ieri il piano di rientro trasmesso a Palazzo Chigi nell’ultimo giorno utile previsto dal Salva Roma. Il documento era già visionato giovedì da Graziano Delrio che ha dato il via libera dell’esecutivo, per poi essere approvato definitavamente dalla giunta. Il piano di rientro ha stimato in ben 550 milioni annui il disequilibrio strutturale del bilancio di Roma Capitale. Se 440 milioni arriveranno dall’operazione di spending review, i restanti 110 milioni arriveranno direttamente dallo Stato per non far ricadere su Roma i costi connessi alla suo ruolo di Capitale. «Roma ha ospitato lo scorso anno 1437 eventi nazionali – ha dichiarato Marino – Tra cui la santificazione di due papi. Spese che non possono ricadere solo sui romani». Il piano prevedeun contenimento delle spese delle municipalizzate per 93 milioni per l’azienda della nettezza urbana Ama e di 70 milioni per Atac, sperando che la «razionalizzazione» non intacchi la qualità dei servizi. Verranno dismesse trenta partecipazioni di secondo livello di Ama e dell’azienda dei trasporti Atac mentre altre società saranno riassorbite. L’Agenzia comunale per le tossico dipendenze, il gruppo Roma Patrimonio saranno liquidati, così come le quote possedute in Bcc Roma, Alta Roma e Centrale del Latte. Ancora incerto il futuro di Farmacap, del Centro Agroalimentare Romano, Investimenti spa e di Assicurazioni di Roma. In tutti questicasi le opzioni sono solo due: liquidazione o ingresso di capitali privati.

Per Marino servono più risorse per il trasporto pubblico e ha chiesto la stabilizzazione del finanziamento di 240 milioni da parte della regione Lazio. Al Governo di Matteo Renzi Marino ha chiesto «un allentamento del Patto di Stabilità di 300 milioni di euro annui per Roma Capitale». Una richiesta che al momento sembra ben lontana dal poter essere accolta. «ll nostro impegno è quello di individuare al nostro interno un percorso per garantire un monitoraggio continuo dell’andamento del piano di rientro», ha commentato Silvia Scozzese la paventata ipotesi da parte di Palazzo Chigi di nominare una figura di supervisione del piano di rientro. «Non voglio parlare di commissari o commissariamento – ha concluso l’assessore al Bilancio – Sarà un nostro impegno monitorare il piano». Così l’ipotesi che si fa strada è quella di dare poteri speciali allo stesso Marino. L’approvazione da parte del Governo del piano è annunciata per la prima settimana di agosto, mentre la giunta di Marino si appresta a discutere il bilancio del 2014.

Dopo un silenzio lungo un anno, e dopo l’occupazione dell’assessorato alla cultura da parte del Valle occupato, ieri Marino ha annunciato la sua «soluzione»: una gara di evidenza pubblica d’intesa con il Mibact e l’intervento del teatro di Roma per «disciplinare questa transizione». Agli occupanti, che chiedono un confronto pubblico sulla proposta di fondazione e autogoverno, il sindaco ha risposto: «Devono al più presto rendere disponibile la struttura per favorire il processo di rilancio». Gli occupanti hanno definito quella del sindaco «una gaffe clamorosa: esclude moltissimi soci fondatori, artisti ed operatori che da tre anni sostengono questa esperienza a livello cittadino, nazionale e internazionale. Apprendiamo così con stupore di non essere considerati cittadini di questa città. Se il Sindaco ritiene questa esperienza talmente priva di legittimità al punto di negare qualsiasi tipo di incontro e interlocuzione, allora – fuori da ogni ipocrisia – si assuma la responsabilità politica di sgomberarla con la forza pubblica».