Jean Shinoda Bolen, psicologa junghiana che da molti anni si dedica all’indagine e al racconto degli archetipi junghiani, ci ha raccontato la mitologia nel mondo femminile in molti libri.

Tra questi, a metà degli anni Ottanta, aveva pubblicato Le Dee Dentro La Donna (Astrolabio), in cui le tante divinità sono raccontate come rappresentanti delle caratteristiche dell’animo femminile. Jean Bolen ha vissuto da attivista i tardi anni Sessanta e gli anni Settanta, quelli della rivoluzione femminista e oggi, attivista forse, se possibile, ancora più convita e decisa, ha appena pubblicato Artemide, lo Spirito Indomito nella donna (Astrolabio 16,00 euro), che presenterà a Roma alla Fiera del Libro Più libri Più Liberi il 6 dicembre (e oggi, sempre a Roma, ne parlerà invece all’IAAP Conference degli psicologhi junghiani).

Il libro vuole ispirare e sostenere le donne di tutto il mondo, le donne di piccoli circoli e organizzazioni, di ONG più o meno grandi, cioè tutte le sostenitrici delle silenziose, lente ma inesorabili rivoluzioni del mondo femminile. Proprio dopo che, nel 1995, a Pechino, si era tenuta la Quarta Conferenza Mondiale sulla Donna (4th World Conference on Women – 4WCW), dove si erano riunite in 40.000, e dopo che anche le Nazioni Unite avevano supportato questo evento, oggi, dopo vent’anni di lotte, progressi e sempre più numerose organizzazioni in ogni continente, Jean Bolen è diventata sempre più – e lo provano anche le sue innumerevoli presenze alle conferenze delle Nazioni Unite sullo stato della donna – una sostenitrice convita e «battagliera» per una prossima e quinta Conferenza siglata Nazioni Unite (UN5WCW).

Il successo del 1995 aveva creato uno strumento politico, psicologico, spirituale e di auto determinazione per iniziare un processo di consapevolezza e supporto reciproco per ragazze e donne che, ancora oggi, rappresenta una forza che sostiene e influenza la vita di piccole e micro comunità, dalla Cina all’India, dall’Africa al Sud America.

Oggi, grazie anche e soprattutto al lavoro di moltissime piccole ONG nel mondo, si spera che il prossimo incontro sarà tenuto nel 2020 a Nuova Delhi, dove le proteste contro la violenza e lo stupro sulle donne hanno raccolto adesioni ovunque. Ci sono centinaia di migliaia, se non addirittura più di un milione, di piccoli progetti locali creati da donne, per stabilizzare le micro economie, per dare cibo ai poveri, per affrontare gli effetti devastanti delle guerre e delle malattie, tutti con l’obiettivo di creare situazioni di vita migliori. Jean Bolen si sta impegnando sempre più, anche con questi nuovo libro, perché ci si accorga di queste realtà rivoluzionarie femminili.

E cosa c’entrano mai la psicologia Junghiana, gli archetipi e le dee della mitologia classica che abbiamo conosciuto sui banchi del liceo, con le piccole e valorose battaglie delle ONG e delle organizzazioni femminili?

C’entrano, e molto, perché proprio la bella e atletica Artemide, la cacciatrice vergine e protettrice delle partorienti e delle ragazze preadolescenti, proprio lei, dea delle foreste e della natura, con il suo arco e le sue frecce, sorella gemella di Apollo, rappresenta l’archetipo del coraggio di chi sa cosa fare e che ha trovato un significato potente da perseguire nella vita.

Un filo che collega Artemide agli sforzi sempre crescenti e sempre più vincenti delle donne nella società è che, «l’effetto Artemide», come lo chiama proprio la psicologa americana, seduta di fronte alla natura potente di Mill Valley, nella Bay Area di San Francisco, «è che ci sono studi che mostrano che non esiste migliore indicazione per il benessere di un paese se non quello di un impegno dal basso delle donne. Nessun altra cosa riesce ad avere risultati tanto positivi sulla qualità della vita». Ci si dovrebbe allora chiedere se tutte le donne possiedono le qualità di Artemide.

«Sicuramente noi donne abbiamo il dono di creare legami con il mondo che ci circonda ma, una donna Artemide in piena regola si può riconoscere perché ha una marcia in più, ha la capacità di mobilitare le altre donne e il coraggio di parlare apertamente per cause in cui vede qualcosa che fondamentalmente non funziona». È importante riconoscere il lato Artemide anche – e chissà, forse soprattutto – negli uomini. «Sì, perché gli uomini hanno cominciato a unirsi a queste organizzazioni per incoraggiare e consentire maggiore indipendenza e autonomia a tutte le figlie, sorelle, mogli».

E forse, non è neanche tanto difficile scoprirla, la donna Artemide. «Spesso una piccola Artemide, una bambina anche di solo tre anni, se possiede le qualità della dea dei boschi e della caccia, solitamente sa già cosa vuole, e ha un forte senso del Sé».

Se però esistono imposizioni o pressioni dal mondo in cui vive o anche dalla famiglia o dai genitori, quella sua parte indomita sarà esclusa dalla vita. «Ma», precisa sorridendo, «escludere non significa mai cancellare o far morire. Reprimere un forte desiderio, può fare spesso in modo che quella parte di te andrà a finire nell’inconscio e, alla fine, quei lati che non sono stati mai lasciati liberi di vivere ed esprimersi, saranno i semi di quello che sei in realtà, o che potrai diventare. Quando senti di avere un compito, ecco, come ci diceva anche Joseph Campbell, si dovrebbe trovare il proprio mito personale, e quindi viverlo fino in fondo nella vita di ogni giorno. Lo stesso Jung parlava di processo di individuazione, come premessa dell’autorealizzazione».

Già, quelle caratteristiche specifiche, personali e uniche che rappresentano la propria storia e il proprio scopo nella vita. «Solo così, soprattutto se sei un’Artemide, troverai la tua famiglia particolare, quel mondo in cui il tuo dono, la tua capacità speciale, avranno modo di essere incoraggiati, seguiti, e dove avrai perciò modo di migliorare e crescere. È un processo che parte dall’interno, da necessità personali che arrivano poi al mondo. Il tuo tipo di sofferenza contribuisce – quasi paradossalmente – a vivere la vita che si suppone tu debba vivere». Artemide, cocciuta? Forse. Ma soprattutto, decisa e cosciente di dovere agire in quel modo, per raggiungere il risultato desiderato. «Ci sono momenti in cui la donna Artemide si alza in piedi e prende una posizione ferma, perché sa che è suo dovere. L’istinto ci fa dire di sì e agire, perché questo ha un significato grande e particolare». Motivi diversi, certo, ma ci sono sempre ragioni che ci fanno capire che quella è la nostra strada.

La donna Artemide sa, perché le esperienze della sua vita le indicano una via da seguire, in cui impegnarsi e che ha significato. Impegnarsi, avendo un compito, diventa allora anche divertente, perché sai che sei davvero te stessa e puoi usare le tue capacità con persone che condividono i tuoi valori e vogliono, lavorando insieme, arrivare a un fine comune. All’obiezione che a volte, forse, ci si può auto ingannare e procedere verso un obiettivo sbagliato, la risposta è semplice e chiara: «Queste sono decisioni sempre motivate dall’amore, non certo dal potere. Parlerai perché sai cosa è giusto dire, che sia poi per diritti umani, per diritti degli animali, o qualsiasi altra cosa, andrà comunque bene. C’è sempre qualcosa che ti ha portato a fare quello che fai.

Sono scelte che hanno a che fare con l’amore e dove, spesso, c’è stato anche molto dolore». Nel momento in cui diciamo «questo non è giusto!», ecco, allora siamo la dea indomabile.

«Anche se ha subito violenza, Artemide non si riconosce mai nel ruolo della vittima. Probabilmente è una donna che ha avuto una iniziazione terribile da piccola, ma adesso esiste come attivista, e con gli altri. Questo è il tipo di energia che fa in modo che resti quello che è sempre stata. Una parte di Artemide resta sempre vergine e pura nel suo profondo».

La donna Artemide, la donna che ha lottato e lotta per i diritti delle donne – che esiste anche nell’uomo, con gli stessi obiettivi e con la stessa passione – si riconosce con le altre donne e con quello che è loro capitato. «Non si sente mai superiore perché, qualsiasi cosa sia successa, è come se fosse capitato anche a lei. Se si vive con questo archetipo, si farà sicuramente qualcosa che possa dare senso e significato al proprio dolore».

«La mitologia e i suoi archetipi», ci ricorda Bolen nel nuovo libro, «sono modelli, modi di essere e di reagire innati – alcuni più istintivi di altri – che sono nell’inconscio collettivo. Lo spirito indomito che io associo con l’archetipo di Artemide, può essere visibile anche fin dalla nascita. Per qualcuno Artemide rimane latente, e può emergere solo molto più tardi nella vita o anche mai. Tutti gli archetipi sono potenziali, e ognuno può, in un certo momento, essere molto importante ed essere alla base di una diversa fase di vita. Sono un modo di vedere la ‘disposizione delle cose’, la geografia psicologica di una persona».

Proprio nell’ultima parte del libro infatti, Bolen ci ricorda che nella vita dobbiamo cercare e trovare un significato. «Entusiasmo, e vitalità sono segni che stiamo vivendo la vita che ci stava aspettando. Ma se questo non succede, ci potrà essere un torpore emozionale, tristezza, ansia, e diversi dolori corporei dovuti a tensioni e stress. Sono cose che possono succedere quando mettiamo una maschera, una facciata sociale, e quando ci identifichiamo con un ruolo, facendo finta di essere felici di avere quel tipo di vita». Ma questo, inutile dirlo, non porta nessun senso di autenticità e spontaneità. Essere in grado di scegliere in base al cuore e all’archetipo che ci governa, dà davvero passione per la vita che stiamo vivendo e che ha un significato. «Questo è possibile solo quando abbiamo l’opportunità e la libertà di seguire la strada dell’anima e del cuore (…) E finiamo con l’amare quello che stiamo facendo e la persona che stiamo diventando».

Nel libro ci racconta il mito di Artemide, e ci fa capire come la dea sia diventata quello che è e come rappresenti proprio le donne che spesso si trovano anche per le strade in una manifestazione per i diritti. Diritti per chiunque ne abbia bisogno.

Ma ci racconta anche la storia, meno conosciuta, dell’altra Artemide, la favola mitologica della piccola Atalanta che, figlia del re di Arcadia e, proprio perché donna, abbandonata nei boschi, viene poi trovata e allevata per i primi anni da una mamma orsa. Atalanta, come Artemide, combatterà per proteggere se stessa e la sua «famiglia», cioè quegli animali e quel mondo selvaggio che le avevano salvato la vita. Ma la storia, la mitologia di Atalanta, è anche quella di un’Artemide donna che, crescendo e cambiando, riesce alla fine, contro ogni aspettativa, a tornare ad essere la figlia del re di Arcadia e ad accettare un compagno di vita.

Che lo si voglia credere o meno, le donne Artemide, che hanno sofferto ma hanno sempre avuto il coraggio e la forza di alzarsi in piedi e tenere la testa alta, la dice proprio Jean Bolen, generalmente riescono a raggiungere i propri obiettivi.

Per adesso, il progetto della Quinta Conferenza Mondiale sulle Donne per il 2020, a cui l’ attivista-psicologa Artemide-Bolen si dedica da almeno quindici anni, è già sul tavolo delle Nazioni Unite, in attesa di essere valutato. Considerando la gentile e simpatica tenacia della nostra psicologa di origine giapponese, che conosce molto bene la parola ottimismo, e forse la considera un efficace mantra, possiamo sperare che il progetto venga presto e promosso a pieni voti.