«Non capiamo a quali dichiarazioni positive faccia riferimento Al Sisi né a quale solidarietà alluda, atteso che ad oggi le indagini sono ancora in una fase di stallo e nessuna risposta concreta ci è stata fornita dalle autorità egiziane».

I genitori di Giulio Regeni, il ricercatore friulano torturato e ucciso al Cairo, rispondono così, tramite il loro legale Alessandra Ballerini, al presidente egiziano Al Sisi che ieri sui principali quotidiani del Paese si è felicitato del fatto che «in Italia si comprende che stiamo collaborando e che siamo determinati per far emergere la verità». «Devo esprimere il mio apprezzamento – ha asserito il generale golpista – per i commenti positivi del premier italiano, Matteo Renzi», per il quale, riferisce Al Sisi, «c’è cooperazione tra gli inquirenti» italiani ed egiziani.

La famiglia Regeni ricorda invece, oltre ai tanti depistaggi e rifiuti di collaborazione opposti dal regime egiziano, che «il nostro consulente Ahmed Abdallah, presidente della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecfr), si trova in carcere dal 25 aprile e ha anzi subito recentemente una gravissima aggressione in cella, ed è stato privato dei libri che aveva con sé». «La solidarietà – concludono Paola e Claudio Regeni – il Presidente Al Sisi la dimostri coi fatti e non con le parole».