Chi vive fino a novant’anni deve essere considerato con indulgenza. Troppe cose ha visto, sofferto e testimoniato, forse in dubbio, forse contraddicendosi, forse cancellando quello che fu più insopportabile.
Soprattutto se è una scrittrice come Nadine Gordimer, che cominciò a pubblicare nel 1949, partecipò alle vicende drammatiche e mutevoli di un paese come il Sud Africa, e fu amica e sostenitrice di Mandela dal 1964, al tempo della sua condanna all’ergastolo. Si è battuta anche per i malati di Aids. Pur essendo donna bianca, afrikaner ricca probabilmente, di origine ebrea. Era minuta, elegante, mai aggressiva, anche salottiera forse, però ostinata, fedele alla sua missione fatta di parole, fino all’ultimo – come la descrive chi l’ha incontrata.
Ha partecipato alla causa quasi impossibile da capire e difendere del vecchio e nuovo Sud Africa. Ha fatto sforzi straordinari, dal punto di vista morale e psicologico, di empatia. Non se ne è andata in volontario esilio in qualche più pacifica parte del mondo, come altri hanno alla fine deciso. È rimasta a ricalcare le orme di uno straordinario, imprevedibile cambiamento della storia di una grande e lacerata ex-colonia. «Gordimer si assunse il compito di mostrare loro la realtà in modo da rompere il muro di menzogna» (Coetzee).
Le ferite, le morti, ma anche le aperture spirituali che si sono mostrate nei corpi e nelle anime di uomini e donne, neri e bianchi, lei ha cercato di scriverle – unico messaggio possibile al mondo occidentale. Nella maniera più accettabile, senza tradimenti né mistificazioni, né dannando neri o bianchi, né dalla parte del gender. Anche se per i sudafricani neri non suscita particolare interesse. Eppure Gordimer preferisce addentrarsi nell’analisi di coppie bicolori, bianche-nere, dove giocano con violenza le forze del sesso e della volontà di sopravvivenza in contrasto. «Julie cita malinconicamente ad Abdu (che è indifferente alla poesia) i versi di William Plomer: ‘Andiamo in un altro paese/ Né il tuo né il mio / E ricominciamo’» – citato da Coetzee, «Nadine Gordimer», in Lavori di scavo (2007).
Ma il sesso dice sempre la verità secondo Gordimer ed è vicino a un certo misticismo femminile che conosciamo bene. Ora o mai più è il suo ultimo libro, e per noi il suo ultimo consiglio.