«Con la coscienza tranquilla si va avanti oppure rischiamo di morire di avvisi di garanzia»: Vincenzo De Luca ieri mattina si è mostrato sicuro, come sempre, all’inaugurazione dell’Ospedale del Mare. Il tribunale di Napoli ha iscritto il governatore campano nel registro degli indagati per istigazione al voto di scambio in relazione alle sollecitazioni per il Sì al referendum fatte a 300 sindaci, durante l’incontro del 15 novembre all’hotel Ramada. Martedì scorso è stato sentito come persona informata dei fatti il suo portavoce, Paolo Russo. La lista di convocati potrebbe includere anche il figlio di De Luca, Piero, animatore di uno dei comitati per il Sì con Francesco Nicodemo, portato da Matteo Renzi nello staff comunicazione di Palazzo Chigi.

L’inchiesta è cominciata dopo l’esposto presentato dai 5 Stelle campani il 23 novembre: «Il presidente De Luca è un abile manipolatore della comunicazione. Ha tentato di ridimensionare la vicenda – il commento della consigliera regionale 5S Valeria Ciarambino – liquidando il tutto con la storiella della battuta goliardica sulla frittura di pesce».
Martedì in consiglio regionale si è discussa la mozione di sfiducia a De Luca (respinta) voluta da Forza Italia, il governatore ha alzato i toni: «Ma non vi vergognate? Avete presentato una mozione su una battuta goliardica, trasformandola in un affare di stato e mettendo a rischio l’attività della regione. Il risultato di questa grave campagna diffamatoria nei miei confronti è un altro avviso di garanzia».
Le battute in oggetto sono quelle diventate famose grazie all’audio pubblicato dal Fatto quotidiano. Il discorso di De Luca comincia con «non abbiamo giornalisti, parliamo in maniera molto chiara. In questo momento l’interlocuzione con il governo è sicuramente privilegiata». E ancora: «Sono arrivati fiumi di soldi».
In cambio però ci vogliono i Sì al referendum: «Prendiamo Franco Alfieri (sindaco di Agropoli ndr), notoriamente clientelare. Una clientela organizzata, come Cristo comanda. Ecco, l’impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini. Vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sugli yacht ma non venire qui con un voto in meno». Il passaggio che ha attirato l’attenzione della procura riguarda le strutture private: «Per la prima volta qui in Campania useremo i fondi europei anche per gli studi professionali. Bisogna rivolgersi soprattutto alla sanità privata: ci sono 400 laboratori, sono tanti voti». E ancora: «Mandatemi fax con numeri realistici dei voti per il Sì. Fate il porta a porta e non pensate ad altro». La settimana successiva all’incontro, il Pd ha presentato un emendamento alla legge di Stabilità per consentire a De Luca di ricoprire il ruolo di commissario alla Sanità.

Lo stesso governatore aveva organizzato l’Assemblea nazionale sul Mezzogiorno il 12 e 13 novembre, ospite Matteo Renzi. Le opposizioni hanno bollato la due giorni come uno spot per il Sì pagato con i fondi regionali. E in effetti secondo l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni c’è stata violazione della legge sulla par condicio. A stabilirlo è la delibera 567: per le attività di comunicazione effettuate «non c’è il requisito dell’indispensabilità, non sono collegate all’efficace funzionamento dell’ente e non è rispettato il requisito dell’impersonalità».
L’Agcom non ha però comminato sanzioni perché il 16 novembre la regione ha provveduto alla «rimozione dal sito istituzionale del materiale relativo all’evento», fatto che «configura un adeguamento spontaneo agli obblighi di legge». Manifesti, inserzioni su giornali e web, diretta streaming su Tv, radio e siti dei quotidiani, tutto con fondi pubblici: «Il presidente De Luca con la delibera n. 608 ha istituito un apposito capitolo di spesa per 500 mila euro» spiega la consigliera regionale 5 Stelle Maria Muscarà. La cifra non copre i costi per l’affitto della sala, l’allestimento, il buffet, la logistica. I 5 Stelle stanno cercando di ricostruire il totale per poi presentare un nuovo esposto alla Corte dei Conti per danno erariale.