Frank-Walter Steinmeier (Spd), 60 anni, ministro degli esteri, è il candidato designato alla presidenza federale della Repubblica. Ora bisognerà aspettare fino al 12 febbraio per la seduta della Bundesversammlung chiamata a eleggere il successore di Joachim Gauck.

Sul nome di Steinmeier hanno convenuto via telefono, dopo mesi di trattative, i tre leader politici della Grosse koalition. E la cancelliera Angela Merkel non ha potuto far altro che allinearsi: «Una decisione ragionevole». Con una maliziosa stoccata: «Sei anni fa ha donato un rene alla moglie Elke, ma sono persuasa che ce la può fare…». Merkel voleva un nuovo presidente fuori dal recinto dei partiti e dentro la comunità scientifica. Si consola con l’ultimo sondaggio: il 59% dei tedeschi è favorevole al suo quarto mandato.

Drastico il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble, aspirante alla carica: «Una sconfitta per l’Union cristiano-democratica». Brinda invece Sigmar Gabriel. Il leader Spd ottiene un risultato politico di prestigio e insieme libera la poltrona degli esteri, ottimo trampolino di lancio per l’attuale vice cancelliere.

Già sulle barricate Sahra Wagenknecht a nome della Linke: «Steinmeier è il promotore dello smantellamento del welfare e delle guerre. Noi voteremo un candidato aperto al mondo, per la giustizia sociale e la pace». Per i Verdi, invece, è «un candidato rispettabile».

Il profilo del presidente designato parla da sé. Fin dal 1993, quand’era capo di gabinetto del governatore della Bassa Sassonia Gerhard Schröder. E soprattutto era nel gruppo di Agenda 2010 che progetta il riformismo dello stato sociale pre-unificazione. Steinmeier nel 2005 fu il primo esponente Spd (dopo Willy Brandt negli anni ’60) nominato ministro degli esteri. Nel 2007 diventa anche vice Merkel, ma alle elezioni dell’anno dopo per la cancelleria non va oltre il 23% che segna il minimo storico della Spd. Diventa presidente del gruppo parlamentare e nel 2013 torna nel governo Merkel ancora con la delega diplomatica.

Da ieri sera Steinmeier è in Turchia per un summit di due giorni: in agenda lo scenario complicato dei rapporti fra Erdogan e Ue, non solo sul fronte migranti. E non è un mistero che Steinmeier bocci da sempre l’ipotesi di «espansione Nato» in Ucraina.