Venerdì 29 agosto ci sarà spazio anche per uno spot sulla scuola. Il Consiglio dei ministri varerà la «ripartenza con il botto» dello «Sblocca Italia», la «riforma strutturale» della giustizia civile e, dopo gli annunci e le ritrattazioni del sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi, verrà il turno della «riforma» della scuola. Alle 11 dello stesso giorno, in piazza del Pantheon a Roma, ci sarà anche la prima manifestazione della stagione.

In piazza ci saranno rappresentanti del personale scolastico «Quota 96» del 2012, gli ultrasessantenni bloccati al lavoro dalla riforma Fornero e dai pasticci del governo Renzi sul fondo da 416 milioni negato dalla Ragioneria di Stato. Manifesteranno insieme ai vincitori senza cattedra, agli idonei del concorsone 2012 e ai «docenti malpancisti». Ci saranno i docenti precari che hanno perso il loro posto in graduatoria a causa dello spostamento in massa dei colleghi del sud nelle province del centro-nord dove abbondano i posti.

Sui programmi del governo si moltiplicano voci e indiscrezioni. Sul piatto Renzi sostiene che ci sia un miliardo e 94 milioni di euro, meno di un terzo dei 3,7 miliardi promessi il 24 febbraio, giorno del discorso della fiducia alle Camere. Sono fondi destinati al «capitale fisso», cioè all’edilizia scolastica, e non al «capitale variabile», cioè al lavoro e alla formazione delle persone. Sulla carta ci sono 450 milioni euro da destinare a 17.961 interventi di «piccola manutenzione» per gli istituti; 400 milioni per la messa in sicurezza; 244 milioni dallo sblocco del patto di stabilità. Di questo miliardo solo la metà sarebbe immediatamente disponibile. Al primo luglio, data di inizio dei lavori, non era arrivato un solo euro. Per i lavori per il «decoro» i soldi arriveranno quando le ditte appaltatrici inizieranno a fatturare a fine agosto. Per la messa a norma, invece, se ne riparlerà a gennaio 2015, il tempo per fare partire gli appalti. Vero, o presunto, l’impatto di questa liquidità ci sarà l’anno prossimo.

Restano sconosciute le coperture necessarie per risolvere il caso dei «Quota 96». Renzi si è lasciato sfuggire qualche espressione di fastidio su una situazione che ha scatenato polemiche fulminanti tra il presidente della commissione bilancio della camera Francesco Boccia (Pd) e i tecnici della ragioneria di Stato. «Il problema non sono quei 4 mila che un lavoro ce l’hanno – ha detto Renzi – bensì i milioni che non ce l’hanno». Per il premier il pensionamento di queste persone è una legittima aspettativa, non un diritto. Espressioni che tolgono la terra sotto i piedi dei «Quota 96».

Se il governo riuscisse a raggranellare i fondi, la strada per mandare in pensione 4 mila persone resterà tortuosa. Sul tavolo ci sarebbe una norma che permette di mandare il personale in pensione entro venti giorni dall’inizio delle lezioni del prossimo anno scolastico. Entro il prossimo 31 ottobre potrebbero essere messi a disposizione del turn-over i 4 mila posti oggi occupati dai «Quota 96». Tale possibilità è stata fatta balenare l’8 agosto scorso dai tecnici del Miur in una riunione con i Cobas.

Dal suo mazzo di carte il governo potrebbe calare l’asso di un piano straordinario di immissioni in ruolo sui posti vacanti. Il sottosegretario Reggi ha parlato di 100 mila persone in tre anni per esaurire le graduatorie. Voci anche su un nuovo «concorsone» per il 2015 che scatenerà polemiche tra i precari in graduatoria. Si pensa di dare spazio alle prove Invalsi come strumento di misurazione delle performance. È il cuore del progetto neoliberale: misurare la «produttività» dell’insegnamento attraverso la valutazione delle prestazioni degli istituti scolastici.

Un’altra misura che potrebbe vedere la luce è l’«organico a rete». Già previsto nel decreto legge 5/2012, il governo potrebbe costituire un corpo di insegnanti di ruolo «just-in-time» a disposizione per coprire i «buchi» degli istituti. Potrebbe essere un modo per cancellare le supplenze brevi da 10-15 giorni per i precari. Si parla anche dell’introduzione di un «bonus» per i privati che investono nella riqualificazione dell’istituto o nella formazione al lavoro degli studenti. Infine si vuole potenziare la storia dell’arte e l’insegnamento della musica. Servono 25 milioni di euro per i bienni nei licei e negli istituti turistici. Tutti ancora da trovare.