Forse non tutti sanno che Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry non ha soltanto un padre-autore, ma anche una mamma: Consuelo Suncin Sandoval de Gòmez. Best-seller da duecentocinquanta milioni di copie vendute in tutto il mondo, edito in Italia da Bompiani fin dal 1949, è di nuovo di attualità con il film in uscita in questi giorni. Straordinaria fiaba per tutte le età, che nel dialogo tra l’aviatore caduto nel deserto e il bambino venuto dallo spazio riflette sulla saggezza del cuore in grado di vedere l’invisibile, è anche una complicata, dolorosa, interrotta e ricominciata storia d’amore. «Credo sempre di essere un bel giovane biondo coi boccoli», diceva spesso lo scrittore-pilota identificandosi col suo personaggio.

Dimenticava la sua statura d’albero, picchiava la testa contro le porte, quando entrava in un taxi sbatteva sempre la fronte e sorridendo sosteneva che era per esercitarsi a cadute ben più gravi. Il suo viso tenero, il grosso naso a punta, i tondi occhi neri e penetranti, la stazza massiccia affascinano la minuta Consuelo che vede in lui l’uomo capace di proteggerla. A raccontarlo è la stessa giovane di El Salvador dal bollente sangue latino che nel 1930 lo incontra a Buenos Aires. I grandi occhi scuri, i lunghi capelli neri, l’ovale del volto ne accentuano il fascino da cui lui resta folgorato. Il classico colpo di fulmine. È direttore dell’Aeropostale che distribuisce la posta fino in Patagonia. Sono già parecchi anni che fa il pilota e ha raccontato le sue esperienze di volo in Corriere del sud, il romanzo appena pubblicato in Francia. La costringe terrorizzata a salire sul suo aereo per ammirare il tramonto sul Rio de la Plata e le chiede subito di sposarlo. L’amore per quell’eterno ragazzo crescerà in lei a poco a poco: «C’è del nuovo nella mia vita. Mi avvicino alla felicità ma non ne sono sicura».

Cominciano a vivere insieme, suscitando lo scandalo nell’entourage di lei. Tonio comunicherà alla madre a cui è legatissimo la decisione di sposarla e di non poterlo fare senza il suo consenso e la sua presenza. La risposta si fa aspettare a lungo, anche perché la nobile famiglia s’informa sulla fidanzata . Quando la data delle nozze è fissata, lei si rende conto che il fidanzato madredipendente non è per niente deciso. Scambiando i ruoli, come avviene nelle relazioni a alto tasso di ambiguità, parte per Parigi. Si ritrovano tutti a Nizza dove il 22 aprile 1931 viene finalmente celebrato il matrimonio civile e il giorno dopo al castello di Agay del cognato di Tonio anche quello religioso.

La loro unione con continue separazioni e riavvicinamenti durerà fino alla prematura scomparsa di Saint-Ex durante la guerra. I luoghi in cui vivono, uniti o separati, gli appartamenti in affitto, le camere d’albergo, le case di amici sono altrettante tappe di un rapporto tormentato in cui alle continue infedeltà di Antoine corrispondono i tentativi di Consuelo di riprendersi la propria vita e la propria libertà, ma sempre nella speranza di ricongiungersi con il suo grande amore. Le sue ossessioni sono la solitudine e l’attesa. Nei lunghi mesi di sosta a Parigi, dove le difficoltà economiche sono spesso drammatiche, la giovane coppia comincia a sgretolarsi.

Antoine ha conosciuto la ricca Nelly de Vogué che lo aiuta anche finanziariamente consentendogli di dedicarsi alla scrittura. Consuelo predilige gli ambienti artistici in cui le sue ambizioni di pittrice e scultrice vengono apprezzate. Ma nei loro incontri il rapporto sembra immutato anche perché, non si sa quanto sincero, continua a ripeterle: «Moglie mia. Tu sei la mia ragione di vita. Ti amo come la vita».
Ma la separazione è inevitabile. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, il capitano Saint-Ex è richiamato in servizio per istruire i piloti. Subito dopo la disfatta francese, decide di riparare negli Stati uniti. Nel frattempo lei è rimasta nella Francia occupata, in un paesino vicino a Avignone. Per sfamarsi, con un gruppo di amici riesce a rubare i viveri dai convogli destinati all’esercito tedesco. Solo qualche mese dopo arriva il telegramma di Tonio che le chiede di raggiungerlo. Quando all’inizio del 1942 esce Pilota di guerra, a lungo in testa alle classifiche statunitensi dei libri più venduti, lei è già in America.

È un’estate caldissima a New York quella del 1942 e Antoine non riesce a procedere nella stesura di Il piccolo principe che uscirà all’inizio dell’anno successivo. Consuelo con la sua solita determinazione trova una villa a North Port nel Connecticut. A Bevin House, ribattezzata la casa del piccolo principe, lei è felice anche se vivono ormai come fratello e sorella. L’asteroide B 612 da dove viene il piccolo principe è minuscolo ma ha tre vulcani. Nel Salvador in cui Consuelo è nata ce ne sono ben ventidue. Il Cerro Verde, Santa Ana e Izalco si vedono dalla sua casa di Alménia dove Antoine è stato quando l’ha accompagnata da sua madre.

Non si tratta quindi di una coincidenza ma di un omaggio alla terra della moglie. Se è stata spesso associata alla rosa che l’«ometto» deve proteggere, la sua forza, le doti di organizzatrice che tenta di mettere ordine nella vita caotica del marito, ne fanno per lo scrittore e il suo personaggio una sorta di alter ego, ma anche di madre protettiva. «Sei anche mio figlio. Mio adorato, è terribile essere la moglie di un guerriero», gli dirà prima della sua ultima missione, «Tonio, amore mio, albero, marito, è ormai deciso: te ne vai».
Saint-Ex parte per l’ultimo volo. Sono le otto e trenta del 31 luglio 1944 quando entra nella stretta carlinga del Lightning n. 223 all’aeroporto di Bastia in Corsica. Il suo compito è esplorare il Sud della Francia sorvolando la valle del Rodano in vista dell’offensiva alleata in Provenza. Ma non farà mai ritorno. Il suo aereo è scomparso nel mare vicino a Marsiglia. Nessuno informa Consuelo. Disperata, non saprà nulla per giorni e giorni e viene a sapere che è stato abbattuto solo dai quotidiani del 10 agosto. Non vorrebbe neppure ammetterlo, ma se ne rende conto solo a Natale: «Bisogna che l’accetti, e se l’accetto è per amarti di più. Come ti avrei amato se tu fossi tornato!». Molti anni dopo, quando il pilota tedesco Horst Rippert ricorderà di aver colpito un aereo nemico in quel giorno in quella zona del Mediterraneo, si scoprirà il luogo della sua morte. Le ricerche che recuperano i resti di un aereo confermano che si tratta proprio di quello di Saint-Ex dal ritrovamento del braccialetto che lei gli ha regalato a New York.

Sulla sua targhetta è inciso: «Antoine de Saint-Exupèry (Consuelo)». All’indomani della scomparsa di Antoine, Consuelo aveva deciso di rimanere negli Stati uniti: «Non posso credere che non tornerai più, è per questo che rimango a New York». Nel 1946 torna in Francia e vive tra Parigi e la Costa Azzurra. Sarà per tutta la vita la fedele custode della memoria del grande scrittore. Da sempre amica di Duchamp, Man Ray, Balthus, Derain, Picasso, Dalì, riprende la sua attività artistica. Nella fattoria sulle alture di Grasse scrive l’appassionato Memorie della rosa che ricostruisce la loro storia. Pubblicato solo dopo la sua morte avvenuta il 28 maggio 1979 a settantotto anni, è la sorprendente testimonianza del retroterra autobiografico da cui ha preso il via la grande favola del piccolo principe destinata ai bambini e agli adulti che una volta lo sono stati anche se non se lo ricordano più. Una miniera di eventi anche minimi e di segreti intimi della loro vita in comune, di riferimenti cifrati che non sempre è facile decodificare. Ma dietro i quali ci guarda malizioso e ambiguo lo sguardo femminile di Consuelo. Non ne ha scritto una sola parola, ma è una specie di ideale coautrice che per prima aveva disegnato le curiose silhouette di piccoli principi quando il libro non c’era ancora.