Un anno fa veniva uccisa l’insegnante Rocio Hurtado, leader sociale e caporal maggiore della Milizia popolare, un corpo di volontari che svolge attività di utilità pubblica in Venezuela. Aveva 37 anni, era militante del Partito socialista unito (Psuv) e organizzava l’informazione alternativa nelle Comunas, organismi politici autogestiti che prefigurano lo Stato comunale.

Poco prima che due sicari le sparassero alla testa, le avevamo fatto questa intervista, che poi non abbiamo avuto cuore di sbobinare e con cui la ricordiamo ora.

Rocio è stata ammazzata nel quartiere di Ciudad Betania, un’urbanizzazione nello stato di Miranda. Governato dal leader di opposizione Henrique Capriles – ex candidato presidenziale per la Mesa de la Unidad Democratica (Mud) – Miranda è uno degli stati più criminogeni del paese federale.

Dal 2013, quando Nicolas Maduro è stato eletto alla presidenza con poco margine di scarto su Capriles, si è intensificata la presenza di bande paramilitari e sono aumentati gli assassinii selettivi, che prendono di mira soprattutto i leader sociali e cercano di togliere terreno e consenso alle organizzazioni popolari.

Da allora a oggi, gli omicidi di questo tipo sono già 30. Tra i più eclatanti, quello del giovanissimo deputato Robert Serra, che indagava sul ruolo del paramilitarismo colombiano durante le “rivolte dei ricchi” del 2014. L’ultima a perdere la vita è stata la dirigente comunitaria Elizabeth Aguilera, 43 anni, crivellata di colpi nel settore Cota 905 (un’area popolare nel centro-sud della capitale Caracas) per il suo lavoro sulla sicurezza nei quartieri.

Le mafie locali, che durante le elezioni del 6 dicembre hanno fatto “campagna” per le destre e poi per il referendum revocatorio contro Maduro (molte firme di carcerati e grandi latitanti sono per questo state invalidate), hanno bruciato il corpo di Aguilera e diffuso le immagini sulle reti sociali. «Per costruire la pace – ci aveva detto Rocio – sono pronta a mettere la mia vita in gioco. Stiamo imparando a vivere lottando».

Qual è stato il suo percorso?

Lavoro come Comunicadora del Pueblo, mi sono formata nel Frente Francisco de Miranda e sono Cabo Primero della Milicia Bolivariana con il compito di favorire la costruzione delle Comunas. Soprattutto, però, sono una madre, che per me è il compito più bello della vita. Il mio impegno sociale è cominciato nel 2001. Avevo 23 anni e mi sono offerta come volontaria per insegnare ad alcuni adulti usando casa mia come aula. Allora, il governo stava mettendo in campo il progetto chiamato Plan de Alfabetizacion para adultos, un metodo brasiliano molto buono. Poi venne chiamato Plan de Alfabetizacion Robinson in onore al Maestro di Bolivar Samuel Robinson, più noto come Simon Rodriguez. Per 5 anni ho insegnato a 10 alunni di diverse età. Il più anziano aveva allora 72 anni ed era analfabeta e il più giovane ne aveva 19. Quando ce n’era bisogno ricevevano anche lezioni individuali, del resto eravamo un gruppo molto affiatato. Sono arrivati tutti fino al 3° grado, sapevano scrivere, hanno imparato matematica e storia, incredibile tutto quel che hanno appreso e quanta sicurezza hanno acquisito. Da noi, con la Mision Robinson gli adulti condensano i sei anni di elementari in tre. Poi possono accedere alla Mision Rivas, l’equivalente della secondaria e poi alla Mision Sucre, che corrisponde all’Università di preparazione per qualunque indirizzo. Per me è stata un’esperienza molto importante.

E quando ha deciso di impegnarsi più a fondo?

Il 2002 è stato un anno determinante. Mentre facevo lezione, mi è arrivata la notizia del colpo di stato contro Chavez. Mio marito al telefono parlava di morti e feriti, ma i media privati trasmettevano programmi di intrattenimento. Lui stava rischiando la vita per documentare i fatti. Con l’aiuto di un cameraman era riuscito a filmare la gente che usciva dalle case per recarsi in massa a Miraflores: per esigere il ritorno del presidente e una spiegazione di quel che stava accadendo. Per fortuna, mio marito è tornato a casa e quando mi ha mostrato le immagini non potevo crederlo. Allora non avevo nessuna simpatia per il presidente, però vedere al suo posto un usurpatore come Carmona Estanga, che nessuno aveva eletto, mi riempiva di rabbia e di impotenza. Quel che stava succedendo era incostituzionale eppure nessuno lo stava spiegando. La popolazione scendeva in strada, ma io non potevo perché dovevo badare ai due figli piccoli. Mi misi a piangere. Intanto, mio marito portava il video a tutti i canali televisivi sperando di far conoscere la verità, ma tutti gli hanno chiuso la porta in faccia. Mi sono resa conto che anche i media privati erano complici del golpe. E poi, come in un miracolo, ecco le immagini del comandante vivo che scende da un elicottero: salvato dai soldati leali alla costituzione. In quel 13 di aprile indimenticabile ho capito che quell’uomo non era solo Chavez, ma tutti noi, il popolo, e che dovevo difendere fino all’ultimo la rivoluzione.

Come funziona la Milizia?

La Milicia è un Corpo speciale formato da persone del popolo di ogni età e capacità. Svolge funzioni integrali soprattutto in campo sociale: nell’ottica dell’unione civico-militare, un principio sancito dalla costituzione che prevede la corresponsabilità. Un servizio totalmente volontario, che prevede anche ruoli di sicurezza come il mantenimento e la sorveglianza di installazioni importanti (servizi pubblici, ospedali, centri di rifornimento, trasporti…). In questo caso, diventa un impiego temporaneo e viene erogato un compenso congruo che consente alla persona di mantenere la famiglia mentre svolge quella funzione. Quel che caratterizza però la Milicia è il lavoro sociale nelle giornate che si realizzano per prestare assistenza gratuita ai bisogni del popolo come le giornate della salute, per il risparmio energetico, il rifornimento di alimenti a prezzo giusto. Il nostro più grande risarcimento è la soddisfazione di aver compiuto il proprio dovere. Come dice il Che «Dove la rivoluzione mi chiama, lì andrò».

Che significa per una donna far parte della Milizia?

Non avrei mai creduto di imparare a usare armi pesanti come un cannone senza ritrarmi o vacillare, ma sono convinta che il socialismo sia la chiave decisiva per far crescere il paese e costruire la pace per i miei figli e cerco di spiegarlo agli altri. Abbiamo bisogno di rispettarci, pur pensandola in modo diverso. Ho accompagnato il comandante Chavez in diverse attività politiche. Certo, a noi donne è richiesto di assumere molti ruoli e questo non è sempre facile. Milicia è sinonimo di donna. L’8 marzo di oltre 150 anni fa, a New York, alcune operaie hanno lottato per la dignità del lavoro, per l’uguaglianza e per un miglior salario. In risposta hanno avuto una morte orrenda. Come donne rivendichiamo la genealogia delle eroine che ci hanno preceduto con il loro esempio di libertà. Chavez, che si definiva femminista, ha sempre fatto spazio a donne di valore che lo hanno accompagnato nella gestione di governo. Una di queste, l’Ammiraglia Carmen Melendez, è stata la prima donna ministra delle Forze Armate Bolivariane, diventata poi la prima donna Ministra degli Interni Giustizia e Pace. E, come lei, molte altre svolgono importanti e delicati compiti di governo. Questa nostra America latina progressista è donna e ha il volto di Cristina Kirchner, di Dilma Rousseff, di Michelle Bachelet, mentre molto resta da fare in Messico, in Honduras…

Qual è stato il ruolo della Milizia durante le violenze di piazza dell’opposizione?

Durante le guarimbas la Milicia ha aiutato il popolo a non cadere nelle provocazioni e a non lasciarsi prendere dal panico, ha spiegato quali erano le intenzioni dell’opposizione guardando ai fatti: volevano destabilizzare il paese per provocare un intervento militare esterno. Abbiamo provveduto a rispondere ai bisogni delle comunità e a poco a poco abbiamo sconfitto la violenza. Nelle istallazioni di servizi basici abbiamo formato all’autodifesa i lavoratori delle fabbriche e delle imprese: per creare un blocco compatto contro ogni tipo di destabilizzazione o di interruzione del servizio come il sabotaggio delle linee elettriche, particolarmente prese di mira dall’opposizione per generare il caos, o la protezione degli ospedali. Dopo la sconfitta di Capriles alle presidenziali e il suo appello a «sfogare la rabbia per le strade» sono morti anche due compagni miliziani, che sorvegliavano un centro sanitario gratuito. Una era una madre single con 6 figli, l’altro un noto attivista comunitario. Gli attacchi contro Maduro si stanno moltiplicando. Dobbiamo imparare a vivere lottando. Per quanto potete da fuori, non lasciateci soli.