«I nostri sindaci 5 stelle sempre di più virus inarrestabile». Esulta Beppe Grillo e ha buoni motivi per farlo. Dopo il successo storico di Livorno, dove il candidato del M5S Filippo Nogarin ha strappato la città al Pd dopo 68 anni di dominio incontrastato, ieri si sono aggiunte le vittorie conseguite a Civitavecchia e Bagheria, in Sicilia, dove i sindaci del movimento hanno battuto i candidati del Pd. Manca all’appello Modena – altro scontro storico al quale Grillo teneva moltissimo – che avrebbe reso la vendetta su Matteo Renzi più tonda, ma questo nulla toglie alla giusta soddisfazione che in queste ore regna sul blog grillino. Il risultato finale dice che sui 12 municipi nei quali era impegnato nei ballottoggi il M5S ne conquista 3, due dei quali, Livorno e Civitavecchia, decisamente importanti. Il che porta a 11 il totale dei comuni italiani in cui siede un sindaco pentastellato.

Un bel bottino. Ma il voto di ieri dice anche altre cose, e non è detto che siano belle notizie per Grillo e Casaleggio. Il caso Livorno dimostra infatti che se vuole vincere il M5S non può fare a meno di contare anche sull’appoggio di altre liste, smentendo così clamorosamente la politica di non alleanze imposta al movimento dai due guru. Il capoluogo toscano ne è la prova più lampante. Seppure senza apparentamenti ufficiali, Nogarin ha potuto conseguire il risultato grazie ai voti che gli ha garantito l’alleanza composta da Lega, Fratelli d’Italia, Udc e, soprattutto, dalle quattro liste di sinistra riunite sotto il cartello «Buongiorno Livorno» che da sole hanno portato in dote i 13.973 voti conquistati al primo turno e che, non andando al Pd, sono risultati determinanti per la vittoria. «Noi non abbiamo chiesto niente a nessuno» dice Nogarin, ma il neosindaco sa bene che senza quell’apporto di voti oggi non festeggerebbe. E lo stesso discorso si potrebbe fare per Civitavecchia, dove Antonio Cozzolino ha vinto grazie al malcontento che in città regna verso il Pd, al punto che stando ai primi dati anche Sel avrebbe scelto di appoggiare il candidato 5 Stelle. Una prova in più, se pure ce ne fosse bisogno, del fallimento della scelta di non allearsi con nessuno, che ha emarginato fino a oggi il M5S risultando incomprensibile a una larga fetta dell’elettorato a 5 stelle.

Ma per Grillo questa potrebbe non essere l’unica nota spiacevole. Nogarin, ingegnere aerospaziale di 44 anni, viene infatti indicato da molti più vicino al sindaco di Parma Federico Pizzarotti che a Grillo. Per dirne una non vedrebbe per niente bene una possibile alleanza con il leader dell’Ukip Nigel Farage, preferendo di gran lunga che il M5S facesse gruppo con i Verdi europei. Così come, per cultura e carattere, sembra essere decisamente lontano dalle intemperanze verbali e dalla pratica delle espulsioni sempre possibili nel M5S. Ed è decisamente insofferente – e su questo non ci sono dubbi – a possibili ingerenze sul suo lavoro di sindaco. Per Grillo il rischio è di ritrovarsi tra qualche mese con un altro sindaco a capo di una città importante che, come Pizzarotti a Parma, è critico verso le sue scelte.

E’ chiaro che Grillo cercherà adesso di utilizzare la vittoria di queste ore per mettere a tacere le voci dissonanti che, dopo il flop alle europee e l’annuncio dell’alleanza con Farage, sono tornate a farsi sentire. A partire dalla riunione congiunta senatori-deputati che si è tenuta ieri sera a Montecitorio. Per il leader potrebbe però esserci un ulteriore elemento di preoccupazione. Dopo l’exploit ottenuto alle politiche del 2013, nelle successive amministrative il M5S non ha riportato risultati degni di nota. Il segno – si è detto – che senza Grillo il M5S non sfonda. Quest’ultima tornata di elezioni miste europee-comunali dice per la prima volta esattamente il contrario: senza Grillo si vince. Senza urla, senza insulti e puntando tutto su un candidato che piace. A quanto pare anche alla sinistra.