Non sono mai stati buoni i rapporti tra Beppe Grillo e i mezzi di informazione. Ieri la conferma. Il leader dei 5 Stelle è arrivato a Genova in motorino e, assediato dal “circo mediatico”, ha apostrofato taccuini e telecamere con uno dei suoi slogan preferiti: «Siete la vergogna di questo paese». Noi l’abbiamo scritto molte volte: senza questa informazione suddita di partiti, padrini e padroni non avremmo avuto Berlusconi al potere per vent’anni. Ma Grillo detesta tutti, non fa distinzioni tra voci libere e voci del padrone di turno. Il suo populismo è indigeribile anche per questo. Tuttavia, a vedere e leggere come telegiornali e siti (oggi immaginiamo anche i giornali) hanno descritto la “contestazione” degli “angeli del fango” contro Grillo viene il sospetto che abbiano voluto prendersi la rivincita per gli insulti ricevuti. A un occhio attento, e anche grazie a qualche giornalista più scrupolosa, era chiaro che a polemizzare era stato uno studente che chiedeva a Grillo di andare a spalare il fango. Uno studente (forse due?), anche un po’ imbarazzato a sentirsi rispondere che i parlamentari dei 5Stelle stavano appunto in giro per la città a dare una mano. Come le telecamera documentavano in serata. Allora perché montare la panna della «contestazione?» Lo spiega bene il sito di “Repubblica” che affida a un suo notista politico la risposta: «Chi di vaffa ferisce, di vaffa perisce». Appunto, la cronaca, i fatti non c’entrano. Il filorenzismo invece forse sì.