Il presidente Recep Tayyip Erdogan non è mai stato in difficoltà quanto in queste ore dopo la ripetuta violazione dello spazio aereo turco da parte dell’aviazione russa, impegnata nei raid in Siria. Erdogan ha minacciato di fermare le importazioni di gas e mettere nel cassetto gli accordi con Mosca per la costruzione della prima centrale nucleare di Ankara (un progetto da venti miliardi di dollari).

«La Turchia è un alleato degli Usa e un membro della Nato», ha detto Erdogan, aggiungendo che per questo mai Mosca e Washington potranno condividere la stessa politica verso Ankara. «Le spiegazioni della Russia sulle violazioni dello spazio aereo non sono convincenti», ha aggiunto Erdogan. «Perdere la Turchia sarebbe un problema serio per la Russia», ha continuato Erdogan. Circa il 60% del metano utilizzato in Turchia arriva da Mosca. Un altro piano a rischio sarebbe il Turkish Stream, gasdotto che dovrebbe portare il gas russo in Europa attraverso la Turchia. Lo scorso martedì Gazprom ne ha annunciato il dimezzamento della capacità pianificata.

Anche dal quartier generale della Nato è arrivata la difesa dell’«alleato» turco in funzione anti-russa, che potrebbe implicare l’invio di truppe di terra in Turchia. Ankara ha chiesto alla Nato di mantenere la difesa missilistica nel Kurdistan turco proprio pochi giorni prima l’annunciato ritiro dalla regione di Usa e Germania. Il governo tedesco ha già confermato che ritirerà i suoi soldati e Patriot entro la fine di gennaio.

Il governo turco è responsabile di aver favorito il rafforzamento dei jihadisti dello Stato islamico (Isis) con la fornitura diretta di uomini e materiale attraverso il confine turco che resta invece sigillato per i profughi kurdi siriani. Non solo, dallo scorso 24 luglio ha lanciato una campagna anti-Pkk nelle montagne del Nord dell’Iraq e nel Kurdistan turco che ha causato centinaia di morti.

In alcune città del sud-est turco, come Bismil dove si conterebbero quattro morti negli scontri tra polizia e civili kurdi, vige ancora il coprifuoco e sono attivi i comitati popolari.

Ma la colpa più grande di Erdogan è quella di aver infranto il sogno di un accordo tra islamismo politico e sinistra in funzione anti-militare. La repressione che il partito democratico dei Popoli (Hdp), il partito della sinistra filo-kurda, sta subendo in vista del voto del primo novembre prossimo per puri calcoli politici ne è la chiara concretizzazione. Tant’è vero che i militari turchi hanno biasimato l’ex presidente Usa, George Bush, di aver permesso l’ascesa di Erdogan di fatto indebolendo gli estesi poteri dell’esercito.